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Nemo Kantara, ricercatori tunisini al Centro ricerche marine di Cesenatico

Al lavoro per allineare i loro sistemi di certificazione e analisi alle normative europeo. Sotto la lente le biotossine marine presenti nelle vongole veraci tunisine

Nemo Kantara, ricercatori tunisini al Centro ricerche marine di Cesenatico

Un “ponte” tra Italia e Tunisia con lo scopo di “migliorare la resilienza delle comunità costiere attraverso la gestione integrata e sostenibile delle risorse naturali e la partecipazione allo sviluppo locale”. Cinque ricercatori tunisini, tra biologi e veterinari, partecipano in questi giorni ad alcuni incontri operativi nei laboratori del Centro ricerche marine di Cesenatico, al fine di uniformare e allineare alle normative europee i sistemi di certificazione e di analisi sulle biotossine marine eventualmente presenti nelle vongole veraci tunisine, attualmente prodotte in una ampia fascia costiera di circa 150 chilometri.

“Finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione e lo sviluppo, il progetto “Nemo Kantara” – spiega Amine Hmid, desk officer del progetto e consulente del Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei di Bari – coinvolge i ricercatori di due istituzioni nazionali di ricerca tunisine, l’Instm per quanto riguarda lo studio delle scienze e delle tecnologie marine, e l’Irvt di ricerca veterinaria”.

Un tempo diffusa in tutta l’area mediterranea, la vongola verace del tipo Tapes decussatus, oggi – aggiunge Amine – “è concentrata solamente lungo la nostra costa, e per poterla commercializzare abbiamo la necessità di allineare alla normativa europea i sistemi di analisi, dal campionamento al monitoraggio della qualità delle acque fino alla determinazione delle biotossine marine”.

Al Centro ricerche marine, quindi, i ricercatori tunisini svolgono attività formativa sulla preparazione dei campioni, sull’estrazione e l’analisi delle biotossine nei molluschi bivalvi fino all’interpretazione dei risultati.

“La collaborazione col Ministero dell’Agricoltura tunisino – spiega Stefania Milandri, direttore del Centro ricerche marine – risale al 2013, quando ci chiesero di analizzare la loro produzione di vongole veraci per ottenere il “passaporto” per la commercializzazione in Europa del loro prodotto. In modo particolare l’Italia costituisce un importante mercato, visto che qui esportano circa il 41 per cento di questo prodotto ittico. La collaborazione continuerà anche nei prossimi mesi: con ogni probabilità invieremo i nostri esperti per effettuare un sopralluogo nei laboratori tunisini per verificare e implementare ulteriormente i loro sistemi di ricerca".

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