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Enzo Tortora, uomo gioioso e dalla schiena dritta

Le parole della compagna Francesca Scopelliti, ieri ospite al festival del giallo di Cattolica. Omaggio a 40 anni dall'arresto ingiusto 

Francesca Scopelliti al Festival del giallo di Cattolica

“Enzo non è morto di vecchiaia ma di un tumore provocato dalle accuse infamanti che gli sono state rivolte”.

Lo ha voluto scandire chiaramente Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, ospite ieri sera, lunedì 26 giugno, a Cattolica, nella prima giornata del Mystfest, il festival del giallo e del mistero.

A 40 anni dal quell’ingiusto arresto del 17 giugno 1983, il festival ha reso omaggio all’ideatore del Premio cattolichino Gran Giallo, oggi al suo 50esimo compleanno. Il premio nacque infatti da un’intuizione di Tortora dopo aver notato durante una passeggiata sulla spiaggia la gran quantità di bagnanti intenti alla lettura di gialli sotto l’ombrellone.

Dalla prima edizione del 1973 a oggi l’adesione di aspiranti giallisti è ancora massiccia (nell’edizione 2023 sono arrivati 209 scritti inediti da tutto il Paese) ma la memoria del 50esimo festival non può non tornare agli inizi.

Enzo Tortora, ha raccontato Scopelliti - sul palco con la direttrice del festival Simonetta Salvetti e con la conduttrice Simona Mulazzani - nutriva una passione per il giallo e il mistero. La sua ultima creatura dopo la fine della vicenda giudiziaria che gli stravolse la vita, fu proprio “Giallo”, un format modernissimo cui collaborò anche Dario Argento, in cui lo stesso conduttore si occupava della soluzione di un caso con l’aiuto di un inquietante maggiordomo e di una sinuosa governante, una giovanissima Alba Parietti.

Il giallo purtroppo Tortora lo visse dolorosamente, sulla propria pelle, ha sottolineato più volte la compagna, anche presidente della Fondazione Internazionale per la Giustizia Enzo Tortora,  raccontando come egli stesso descrisse l’effetto che le accuse gli provocarono: “mi è scoppiata dentro una bomba al cobalto”. Una bomba che, insiste l’ex senatrice, gli ha corroso il corpo.

“Enzo fu arrestato senza uno straccio di prove, con accuse infamanti, e condannato a 10 anni. Come noto, fu completamente scagionato e tornò in tv, ma solo per un anno. Poi la malattia lo uccise, ormai il male era fatto. Ed è questo il motivo della mia battaglia per legalità. Abbiamo un triste primato di errori giudiziari nel nostro Paese, tre al giorno. Ma l'errore giudiziario non si ripristina, bisogna prevenirlo, non si può recuperare. Enzo non ha mai fatto una battaglia contro la giustizia ma per la legalità”. Poi la citazione riconoscente per la Magistratura e per il giudice Michele Morello, estensore e relatore della sentenza d’appello che assolse Enzo Tortora.

Dal palcoscenico del Mystfest esce nonostante tutto un ritratto giocoso e gioioso del padre di Portobello, e di uno con la schiena dritta. “Fu licenziato dalla Rai perché durante un’intervista aveva detto che era un calderone politico, un jet set guidato da un gruppo di boy scout che si divertono a spingere i comandi – ricorda ancora Scopelliti -. Ma lui era così, non rinunciava a dire ciò che pensava… In seguito a quel licenziamento cercò lavoro al Resto del Carlino, poi per le televisioni private. Non stava con le mani in mano, si metteva in campo, era un uomo d’azione, operativo, e molto amato dal suo pubblico perché nelle sue trasmissioni il protagonista non era lui – come invece accade oggi – ma le persone che invitava, la gente, che a lui interessava conoscere e incontrare”.

“Enzo Tortora era un uomo di grande cultura, un intellettuale circondato a amici intellettuali (tra quelli che stettero più vicini e sostennero sempre la sua innocenza ci fu Oreste Del Buono). Un uomo curioso, che approfondiva, indagava, che cercava di capire il mondo e la società che lo circondava. Non mi sorprende questa sua idea di un concorso per romanzi gialli, nata perchè Enzo vedeva le persone leggere i gialli sulla spiaggia…” ha racconta ancora la donna, giornalista e ex senatrice che nel 2018 ha pubblicato “Lettere a Francesca”, missive che riceveva dal compagno durante i giorni del carcere.

“Ero fortemente incerta su questa pubblicazione alla quale mi ha convinta Beniamino Migliucci dicendo che quelle lettere, scritte a me, sono in realtà lettere di denuncia… Enzo ci lascia ci lascia in eredità una nobile idea di giustizia giusta, che deve essere di tutti e non di pochi”.

Nella foto, un momento della serata di ieri.  Sul palco la direttrice del festival Simonetta Salvetti con Francesca Scopelliti, di fianco Simona Mulazzani, nella slide Enzo Tortora nel 1973 in riunione a Cattolica, per la prima edizione del Gran Giallo

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