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Il vescovo Douglas per San Giovanni: "Non si può essere artigiani di pace se non la si possiede nel cuore". La fotogallery

"Che tu, Giambattista, sia giunto a questo momento, chi avrebbe potuto pensarlo o anche solo immaginarlo?", ha aggiunto il presule rivolto all'eremita che oggi diventa sacerdote

Foto Pier Giorgio Marini

Di seguito pubblichiamo l'omelia che il vescovo Douglas Regattieri sta pronunciando in questo momento in Cattedrale a Cesena in occasione della festa di San Giovanni Battista, patrono della città. Durante la solenne concelebrazione eucaristica, cui prendono parte numerose autorità civili e militari, monsignor Regattieri ordinerà sacerdote l'eremita di Sant'Alberico (Verghereto) Giambattista Ferro. I canti sono stati eseguiti dalla corale Schola "Santa Cecilia" diretta dal maestro Gianni Della Vittoria con all'organo il maestro Terzo Campana. 

In avvio di celebrazione il vescovo Douglas in un suo saluto iniziale alle autorità civili e militari e a tutto il popolo di Dio ha voluto ricordare tutte le vittime delle guerre, le vittime dell'alluvione e quanti hanno subito danni dall'alluvione. Ha menzionato anche le colline sfregiate dalle frane. Il presule ha ringraziato l'abate del Monte dom Mauro Maccarinelli e il Comune di Cesena per aver concesso la visione oggi in Cattedrale di un meraviglioso corale aperto sulla pagina dedicata a san Giovanni Battista, "un'opera del Medioevo che ci consegna tra tante altre bellezze". A molti è parso evidente il riferimento che monsignor Regattieri ha inteso fare rispetto al commento sui social del sindaco di Cesena Enzo Lattuca sull'esclusione del giovane da un centro estivo parrocchiale (cfr pezzi a fianco).

Di seguito il testo dell'omelia.

  1. 1.    “Hai fatto di me una meraviglia stupenda”

Il profeta Isaia sa di essere stato pensato da sempre da Dio; la sua vita, la sua missione era tutta disegnata nel progetto di Dio già nel seno materno: “Il Signore dal seno materno mi ha chiamato. Fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome” (Is 49, 1.5). Così è stato anche per Geremia: “Mi venne rivolta questa parola del Signore: prima di formarti nel grembo materno ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1, 4). E il salmista, che ci rappresenta tutti, prega affascinato e quasi stordito da questa consolante certezza: “Signore, tu mi scuti e mi conosci… Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre: hai fatto di me una meraviglia stupenda” (Sal 138). Nel grembo di Elisabetta anche Giovanni esulta e danza di gioia, al sopraggiungere di Maria, non appena il saluto della Vergine sfiora le orecchie della cugina (Cfr Lc 1, 44).

Il mistero della vita sempre ci sorprende, perché ci supera: siamo stati disegnati, siamo stati pensati, siamo stati voluti, siamo stati amati. Da sempre qualcun Altro, prima ancora che ne fossimo consapevoli, stava prima di noi. Che tu, Giambattista, sia giunto a questo momento, chi – qualche anno fa - avrebbe potuto pensarlo o anche solo immaginarlo? Sei qui non per una tua ingegnosa e affannata scalata o conquista. Ma solo per Grazia, solo per dono gratuito e imperscrutabile disegno di Dio! Dio a questo momento aveva già da tempo pensato!

Rendiamo lode a Lui, il Signore, che ci dona continui segni della sua eterna benevolenza. “Hai fatto di me, Signore, una meraviglia stupenda”. “L’occhio del Signore – commenta un noto biblista - non percepisce solamente un essere invisibile a ogni sguardo umano, esso intravede, al di là di ciò che è ancora informe, l’adulto di domani i cui giorni sono iscritti nel suo libro. Conosciuto dal Signore, molto più di quanto lui conosca se stesso, l’uomo sente che non è padrone del suo destino e che non può afferrare il disegno che lo riguarda. Egli allora si abbandona in Dio, s’addormenta in pace per ritrovarsi con lui al risveglio” (Beaucamp citato da Ravasi in Il libro dei salmi, Vol III. p. 814).

Già a suo tempo Gregorio di Nissa, siamo nel IV secolo, commentava: “il modo in cui l’uomo viene al mondo è inspiegabile e inaccessibile alla nostra comprensione. Il seme, prima informe, si organizza e cresce sotto l’effetto dell’arte ineffabile di Dio” (cit.). L’arte ineffabile di Dio! Ineffabile, cioè che non si può dire, raccontare, spiegare, che non si può esprimere a parole. Sì, oggi davanti al mistero che si compie sotto i nostri occhi, quello eucaristico, in primis, e poi la tua consacrazione, Giambattista, non abbiamo parole per spiegarlo. Forse conviene solo il silenzio. Come dice il salmo: “Tibi, silentium laus!”. Per te, Signore, il silenzio è lode!

 

  1. 2.   Sui sentieri della pace

Sui sentieri della pace” è il tiolo che ho voluto dare al messaggio pubblicato oggi, nella festa di san Giovanni. Cosa c’entra san Giovanni Battista con la pace? Se rispolveriamo la sua predicazione, come ci riferiscono i vangeli, egli, sulle rive del Giordano, invitava tutti a raddrizzare i sentieri di Dio, resi storti e contorti da noi uomini. Si faceva così eco del grande Isaia che in un suo oracolo aveva gridato: “Voce di uno che grida nel deserto: / Preparate la via del Signore, / raddrizzate i suoi sentieri! (Lc 3, 4). Raddrizzate i sentieri di Dio che sono sentieri di pace; voi, invece, li avete resi sentieri di guerra. “I miei pensieri - aveva messo in bocca a Dio il profeta Isaia - non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55, 8).Le sue vie sono solo di pace; le nostre spesso di guerra, di violenza e di morte.

Il tuo ministero presbiterale, Giambattista, sarà soprattutto un ministero di pace. Non sarà un ministero parrocchiale in senso stretto. Nell’eremo, la tua casa, si dovrà godere una grande pace. Vorrà essere, il tuo eremo, il nostro eremo di sant’Alberico, un luogo in cui attingere alla fonte della pace; ospiterà chi ha pensieri di pace e di fraternità; si dovrà uscire da quel luogo santo e ritornare alle abituali occupazioni quotidiane, con progetti di pace nel cuore. Tu, a chi bussa, darai la pace: “la pace sia con te”. Con la parola, con l’accoglienza, soprattutto con i sacramenti della pace, la santa Eucaristia e il sacramento della riconciliazione.

Insegnerai agli uomini e alle donne del nostro tempo che non si può essere artigiani di pace se non la si possiede nel cuore. L’artigianato della pace lo si impara nella vita quotidiana, e non sono necessarie particolari competenze. Papa Francesco ha scritto nella Fratelli Tutti: “I processi effettivi di una pace duratura sono anzitutto trasformazioni artigianali operate dai popoli, in cui ogni persona può essere un fermento efficace con il suo stile di vita quotidiana. Le grandi trasformazioni non si costruiscono alla scrivania o nello studio. (…) C’è una “architettura” della pace, nella quale intervengono le varie istituzioni della società, ciascuna secondo la propria competenza, però c’è anche un “artigianato” della pace che ci coinvolge tutti. A partire da diversi processi di pace che si sviluppano in vari luoghi del mondo, «abbiamo imparato che queste vie di pacificazione, di primato della ragione sulla vendetta, di delicata armonia tra la politica e il diritto, non possono ovviare ai percorsi della gente. Non è sufficiente il disegno di quadri normativi e accordi istituzionali tra gruppi politici o economici di buona volontà. […]  È sempre prezioso inserire nei nostri processi di pace l’esperienza di settori che, in molte occasioni, sono stati resi invisibili, affinché siano proprio le comunità a colorare i processi di memoria collettiva» (Fratelli Tutti, 230).

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Di seguito, la fotogallery della celebrazione a cura di Pier Giorgio Marini

OrdinazioneGBattistaFerro

 

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