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Il vescovo Douglas per i 50 anni dalla morte di don Carlo Baronio: "Un prete dal cuore grande"

Nell'omelia, monsignor Regattieri ha anche fatto un lungo elenco delle opere realizzate dal canonico che testimoniano la sua grande fama di carità

Nella foto, il vescovo Douglas all'uscita della Messa in suffragio del canonico don Carlo Baronio a 50 anni dalla morte. Cattedrale di Cesena
  1. Di seguito pubblichiamo l'omelia che il vescovo Douglas Regattieri ha pronunciato questa sera in Cattedrale in occasione dei 50 anni dalla morte del canonico don Carlo Baronio. Numerosi i fedeli in chiesa per la Messa in suffragio del sacerdote amico dei poveri e dei più sofferenti. Tantissime le opere da lui realizzate e che ancora oggi lasciano un segno in città a Cesena, e non solo.
  2. 1.    La regina di Saba onora Salomone

Dio ha concesso a Salomone sapienza e ricchezza. Dice la Scrittura: “Dio concesse a Salomone sapienza e intelligenza molto grandi e una mente vasta come la sabbia che è sulla spiaggia del mare. La sapienza di Salomone superava la sapienza di tutti gli orientali e tutta la sapienza dell'Egitto. Egli era più saggio di tutti gli uomini, più di Etan l'Ezraita, di Eman, di Calcol e di Darda, figli di Macol; il suo nome era famoso fra tutte le genti limitrofe. Salomone pronunciò tremila proverbi; le sue odi furono millecinque. Parlò delle piante, dal cedro del Libano all'issòpo che sbuca dal muro; parlò delle bestie, degli uccelli, dei rettili e dei pesci. Da tutte le nazioni venivano per ascoltare la sapienza di Salomone, mandati da tutti i re della terra, che avevano sentito parlare della sua sapienza” (1Re 5, 9-14).

Venne anche la regina di Saba. L’abbiamo ascoltato nella prima lettura (Cfr 1Re 10, 1-10). Già il salmo 72 evocava questo pellegrinaggio, quando profetizzava una lunga coda di popoli stranieri in cammino verso Gerusalemme per onorare il re: “I re di Tarsis e delle isole portino tributi, / i re di Saba e di Seba offrano doni. / Tutti i re si prostrino a lui, / lo servano tutte le genti. / Viva e gli sia dato oro di Arabia, / si preghi sempre per lui, / sia benedetto ogni giorno (Sal 72, 10-11.15).

 

  1. 2.   Il cuore

Viene così esaudita la preghiera che Salomone fece all’inizio del suo regno, quando chiese: “un cuore docile” (1Re 3, 9), un cuore “saggio e intelligente” (1Re 3, 12). Anche il Vangelo di oggi ci rimanda alla centralità del cuore (cfr Mc 7, 14-23). È dal cuore infatti, come dice Gesù, che escono o cose buone o cose cattive. È questo un forte richiamo all’interiorità. Oggi invece la tendenza è preoccuparsi piuttosto di ciò che avviene fuori di noi, di ciò che appare, di ciò che sta alla superficie. Quando il messaggio evangelico si concentra sulla conversione – sono le prime parole di Gesù, secondo l’evangelista Marco: “Convertitevi e credete nel vangelo” (Mc 1, 15) -  non fa altro che rimandarci al centro di noi stessi, al cuore, là dove abita la coscienza e dove dimora il Signore. E’ sempre significativo riascoltare l’invito di sant’Agostino: “Noli foras ire; in teipsum redi; in interiore homine habitat veritas” : Non fuori, ma dentro di te abita la verità. (La vera religione 1, 39.72).

 

  1. 3.   Don Baronio: un cuore grande

Oggi commemoriamo un uomo dal cuore grande. È morto cinquant’anni fa, ma la sua memoria continua a essere viva sia in ambito ecclesiale che civile. La sua opera infatti si estende oltre i confini strettamente ecclesiali per toccare realtà e situazioni di vita sociale. Sto pensando soprattutto a questa casa che offre alla città un

Dicevo “un cuore grande” quello del canonico. Lo desumiamo dai suoi scritti. Colgo solo un breve un passaggio: “La carità del cristiano – scriveva – è un fiore di cielo che sboccia soltanto sul terreno fertile della fede. La carità ci fa andare incontro al nostro prossimo, ci fa vedere in lui un altro Cristo. (…) Ecco che tutti gli eroi e i campioni della carità  (…) si sono buttati nell’arringo della carità e non hanno posto limiti al suo ardore, slancio e generosità. (…) la carità li infiammava ed essi si facevano tutto a tutti, sostenuti dalla grazia di Dio. (…) Si affacci dunque oggi giorno una schiera di eroi della carità, che faccia ritrovare a tanti e a tanti per mezzo delle vie fiorite della carità, anche la via della fede, che facilmente l’una sbocca nell’altra ed insieme ci additano la meta del Cielo”. (Da Gli scritti di don Carlo Baronio a cura di A. Bazzani, Stilgraf 1996, p. 452).

 

Ma soprattutto il cuore grande si manifestò nelle opere: Il Camerone, la chiesetta di san Giuseppino, “dove riuniva settimanalmente gruppi di ‘vecchietti’ per distribuire generi alimentari” (op. cit. p. 26). Frequentava il ricovero Roverella, il carcere della Rocca, l’ospedale civile, La chiesetta dell’Arrigoni, i tuguri della Valdoca. L’istituzione dei collegi fu l’opera più significativa del canonico: quello in via Valzania, il primo, poi quello per le bambine in Subborgo Comandini presso la chiesa di san Bartolo e l’altro, detto di san Luigi, all’inizio di via Savio; e poi fuori Cesena, a Montiano, a Cesenatico, a Le Balze, a sant’Egidio, a Borgo Paglia, a Faenza, a Roncofreddo, a Gambettola, a Lizzano, persino a Roseto degli Abruzzi in provincia di Teramo. Infine la ‘casa dello studente’ a Cesena e l’Istituto ‘Figli del popolo’ a Savignano. Poi a Longiano e, ancora a Cesena, la ‘Casina’ in via Gondar e infine in via dei Mulini, dove ora riposano le sue venerate spoglie, in quello che è a tutti noto come “il Don Baronio”.

“Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”(Mt 5, 16).

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