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Ieri nella chiesa di Sant'Agostino il report della Caritas diocesana

"Vivere in una comunità con tanti scambi aiuta le buone relazioni e quindi la salute. È importantissimo il lavoro sociale"

Il dottor Mauro Palazzi alla presentazione del rapporto annuale della Caritas diocesana ha proposto la riflessione su salute ed equità. "Aprire spazi per le persone più svantaggiate, così come l’ambulatorio in galleria Oir per offrire servizi sanitari equi a persone anziane, immigrati e poveri, diminuisce le disuguaglianze"

"Vivere in una comunità con tanti scambi aiuta le buone relazioni e quindi la salute. È importantissimo il lavoro sociale"

“Salute ed equità” è stato il tema dell’approfondimento proposto dal dottor Mauro Palazzi - già direttore del dipartimento di epidemiologia e promozione della salute, Ausl Romagna - all’interno dell’incontro di presentazione del Report “Povertà e risorse” della Caritas diocesana, ieri nella chiesa di Sant’Agostino a Cesena.

“Quando si parla di salute, si parla di una cosa complessa che può avere declinazioni diverse. Se chiediamo a una persona giovane e a una anziana, abbiamo due risposte diverse. Un proverbio arabo dice: ‘La salute è una corona che sta in testa alle persone, ma la vedono solo gli ammalati’”, ha aperto l’intervento il dottor Palazzi.

“Il concetto di salute è diversa anche in base alla provenienza. Concezioni diversissime: per i cinesi il sangue rappresenta qualcosa di diverso rispetto a noi. Così come la maternità per le donne africane. Con gli immigrati ci si arricchisce molto: sono cose da conoscere, per capire e dare giusta assistenza”.

dottor mauro palazzi - chiesa di sant'agostino

dottor mauro palazzi - chiesa di sant'agostino

E l’importanza delle relazioni “che sono fondamentali nella salute: ci sono persone ricche che stanno male. E persone povere che stanno meglio perché hanno buone relazioni”.

La salute è frutto di diverse determinanti. Alcune sono non modificabili: età, sesso, ereditarietà. Diverso è l’impatto che hanno gli stili di vita che si adottano, sulla salute. E gli stili di vita sono legati alle reti sociali: vivere in una comunità con tanti scambi, aiuta le buone relazioni e quindi la salute. E’ importantissimo il lavoro sociale. Credo che la chiave per la salute stia molto in ambito sociale.

“La salute è legata al sociale, all’ambiente fisico, al patrimonio genetico e ai comportamenti che si adottano – ha proseguito il dottore -. Se investiamo in istruzione, aiutamo le persone a stare meglio. Vado da tanti anni presso delle missioni in Africa: pensavo di andare giù e distribuire medicine. Ho invece imparato che era importantissimo istruire le mamme: abbiamo fatto dei programmi per alfabetizzare le mamme. Che è più importante che distribuire antibiotici”.

Quale rapporto tra prosperità e benessere? “Se una persona sta bene economicamente e ha benessere, la sua salute sta bene. Ma la vita fa soprese: la malattia ci può far precipitare in una spirale che conduce in un circolo vizioso. Le politiche del welfare in questo sono fondamentali.

Il dottore è poi entrato nello specifico. Quali sono i principali problemi di salute della nostra popolazione?

“Attenzione a non cadere nella sindrome di Salgari. Questo l’ho imparato da mio amico direttore Caritas di Roma: Salgari lo conosciamo dai suoi romanzi avventurosi. In realtà lui non si è mai mosso dal Piemonte. Quando pensiamo agli immigrati, pensiamo a malattie strane. In realtà sono persone che hanno le stesse malattie del mondo occidentale, ma sono malattie delle persone più povere, in uno stato più grave e trascurato perché non sono seguiti adeguatamente”. E poi il riferimento all’ambulatorio medico che di lì a poco sarà inaugurato in galleria Oir: “Questo ci dobbiamo aspettare nell’ambulatorio: persone che si aspettano di essere prima di tutto accolte. E poi seguite nei loro disturbi”.

“La nostra popolazione sta vivendo un progressivo invecchiamento. In Africa la metà della popolazione ha meno di 18 anni. Da noi c’è un tasso di natalità che sta crollando: questo è un grosso problema anche per la sostenibilità della nostra società. E ha notevoli ricadute sulle famiglie, che sono sempre più piccole nella composizione. In regione, la composizione media di un nucleo familiare è di 2,2 persone. Le famiglie sono sempre più piccole. Questo ha grande importanza sul sistema sanitario: una volta le persone venivano poco indirizzate alle case di riposo in quanto le famiglie erano in grado di autogestire gli anziani. Ora chi si ammala vive tanta solitudine. E la solitudine diventa più grave quando si associa alla malattia e alla povertà”.

A proposito di flussi migratori, “La popolazione straniera sta diminuendo. Questo dato è legato anche alle condizioni: noi diventiamo attrattivi per gli stranieri se c’è un sistema di accoglienza e a condizioni economiche che prospettano buone condizioni di lavoro. Assistiamo a una progressiva diminuzione: sbarcano qui e poi emigrano in altri Paesi”.

L’intervento del dottor Palazzi ha poi posato l’attenzione su salute ed equità.

“Il diabete non si distribuisce equamente: colpisce chi ha bassa istruzione e difficoltà economica. E così anche per l’ipertensione e l’ipercolesterolemia. Questo ci dice che la salute non è uguale per tutti, ma è legata ad aspetti sociali ed economici”. Per poi entrare nel concetto disuguaglianza nella salute. “Quando le differenze sono legate a fattori modificabili come avere accesso alla sanità di qualità, al lavoro e buone relazioni, ecco queste sono qualificate come differenze ingiuste, quindi disuguaglianze. Su questo dobbiamo riflettere”.

“Solo il parametro dell’istruzione ha un impatto importante – ha proseguito -. Disuguagliare si notano anche nell’esposizione a fattori di rischio. A proposito di sedentarietà: a Cesena abbiamo 6 persone su 10 fanno attività fisica. Dato discreto, ma migliorabile. Interessante vedere chi fa più attività fisica rispetto al livello di istruzione: di più le donne, chi ha più di 35 anni. Stato nutrizionale: il peso in eccesso aumenta con l’età: più gli uomini, chi ha bassa istruzione e ha più difficoltà economiche”. E a proposito di fumo: “Fumano più gli uomini, gli ha bassa istruzione e difficoltà economiche. Alcol, gioco e fumo: anche in chi ha difficoltà economiche, se ha qualche soldo li spende così”.

Come si contrastando le disuguaglianze? “Agendo sui fattori socio-economici e tramite l’assistenza sanitaria che deve garantire accesso, utilizzo e qualità stessa per tutti”. In Italia, a differenza dell’America “l’accesso alla sanità è universalistico e questo dovrebbe garantire un accesso equo e giusto per tutti. In realtà vediamo che degli accessi sono ostacolati e quindi l’utilizzo non è uguale per tutti. I fattori che determinano questa differenza sono diversi: difficoltà di lingua, sapersi muovere nei percorsi sanitari, non valutare al meglio di quando preoccuparsi di sintomi e no”.

Nelle pandemie, nelle guerre, nei momenti difficili le disuguaglianze aumentano. “Sono ingiuste. Ed evitabili. Quanto si investe, ritorna: è più facile curare una patologia piccola, piuttosto che l’aggravamento”.

Per ridurre le disuguaglianze, “politicamente si può lavorare sul welfare e investire sul mondo economico – ha proseguito Palazzi-. E sulla comunità: lavorare sulle relazioni, che significa prendersi cura gli uni degli altri. E aprire spazi per le persone più svantaggiate, così come l’ambulatorio in galleria Oir, per offrire servizi sanitari equi a persone anziane, immigrati, poveri. E’ poi importante intervenire sulle malattie dei poveri, proprio dove le case farmaceutiche investono meno”.

In conclusione, “Don Lorenzo Milani diceva che non possiamo fare le cose uguali per tutti. Dobbiamo essere equi. Essere diseguali per essere equi, dando più attenzione a chi è più svantaggiato. Questo nell’ottica di contrastare le disuguaglianze e promuovere salute e benessere”.

L’appuntamento è poi proseguito con la benedizione da parte del vescovo Douglas all’ambulatorio Caritas aperto in galleria Oir. Pensato all’interno del “Progetto benessere” della Caritas, il “Percorso salute” ha due obiettivi: “Attivare uno sportello socio-sanitario in grado di offrire percorsi di orientamento ai servizi sanitari del territorio – ha specificato il direttore della Caritas diocesana Ivan Bartoletti Stella -. E avviare un ambulatorio con prestazioni mediche da parte di medici volontari che si rendono disponibili a svolgere questo servizio”.

Avviato con fondi dell’8xmille, sarà sostenuto anche da fondi della Regione, con la quale si sta definendo una convenzione. Il servizio sarà organizzato in giorni precisi, sempre in stretto collegamento con il centro di Ascolto Caritas. Ed è rivolto in primo luogo ai senza dimora. “La nostra Regione ha approvato una legge che dà accesso al medico di base anche ai senza dimora. Questo nostro ambulatorio è un anello di congiunzione per arrivare a questo scopo”.

targa all'ingresso dell'ambulatorio medico in galleria urtoller, a Cesena

targa all'ingresso dell'ambulatorio medico in galleria urtoller, a Cesena

direttore e operatori della caritas diocesana

direttore e operatori della caritas diocesana

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