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Da un viaggio in Egitto. Cinquemila anni di storia: i valori di ieri, la forza del domani

L’antico impero ha costruito la sua storia nella convinzione che fosse importante vivere una vita terrena guidata da principi di rettitudine, poiché qualsiasi azione deviante da questo avrebbe significato non poter vivere una “buona vita” dopo quella terrena

Foto Catia Casalboni

Caro direttore, spesso si dice che per costruire una società forte bisogna conoscere il proprio passato, sapere cosa è accaduto e riflettere su come si può migliorare: guardarsi indietro serve a non ripetere errori già fatti.

Questo è il messaggio che vorrei rilanciare al rientro da un breve viaggio: un volo aereo verso il medio-oriente, otto giorni nell’antica Egitto. Uno spazio lineare relativamente breve, che porta di fronte agli occhi una cultura ricca, interessante, che vale la pena conoscere.

Bologna – Il Cairo, via Istanbul. Ciò che ti attende è un paese consapevole di essere strategico connettore tra interessi commerciali e delicate diplomazie internazionali tra loro confliggenti, rigoroso nel mantenimento dell’ordine interno, e animato da una popolazione pacifica.

Guidato da una repubblica che sta sperimentando i suoi primi settant’anni di governo e che si lascia alle spalle trent’anni di monarchia, la percezione è che oggi questo territorio muova lenti passi per proiettarsi verso il futuro, ma che sia saldamente ancorato alla gloriosa storia del più grande impero che l’umanità abbia conosciuto.

Una carta d’identità quella dell’Egitto creata negli anni antecedenti l’arrivo di Cristo, segnata da oltre quattromila anni di ricca storia, e sulle cui basi culturali ha costruito una mentalità ancora oggi molto definita e presente.

Il maestoso impero egiziano non è solo una parte dei nostri libri di storia, ma porta con sé insegnamenti probabilmente importanti, capaci di farci riflettere su come la nostra cultura moderna stia costruendo le nostre civiltà.

Non scrivo queste righe per raccontare le bellezze che ogni turista può trovare visitando lo straordinario patrimonio archeologico tuttora presente. Le scrivo per raccontarne insegnamenti e valori percepiti, veicolati da una guida esperta sulla storia egiziana, e filtrati poi con gli occhi e il cuore di chi scrive.

Se fosse possibile riassumere in poche righe i quasi cinquemila anni di storia attraversati nei pochi giorni trascorsi come ospite, parlerei di un impero che ha fondato la sua immensa forza su importanti valori, ancora oggi attuali. Il centro di questo glorioso passato risiede nella parola fede: la forza dell’uomo in connessione con l’al di là.

L’antico impero ha costruito la sua storia nella convinzione che fosse importante vivere una vita terrena guidata da principi di rettitudine, poiché qualsiasi azione deviante da questo avrebbe significato non poter vivere una “buona vita” dopo quella terrena. E se questo valeva per il popolo egiziano, ancora più importante era per la classe nobile dell’epoca: sacerdoti, studiosi e i persino i faraoni regnanti, quelli che nella cultura occidentale chiamiamo re.                      Tutto ciò che i faraoni hanno costruito (statue, piramidi, tombe, templi, obelischi…) era pensato per essere un mezzo verso l’al di là, quell’eternità successiva alla vita terrena.

L’ideologia dell’impero era impregnata da pochi ma saldi valori: rispetto delle regole sociali, rispetto del lavoro, preparazione verso l’altro mondo, rispetto di una vita ludica regolata. Erano queste le linee guida che, dall’alto verso il basso, regolavano la quotidianità di tutti; e se il popolo era chiamato a rispettarle, ancora di più il faraone, considerato un vero e proprio esempio.

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Foto di Catia Casalboni

Rispetto alla nostra odierna cultura politica, la figura del faraone non era vista come “individuo incaricato di un ruolo di governo e di comando”, bensì un vero e proprio Dio, considerato un tramite verso il mondo degli dèi, assai più importante di quello terreno.

Il faraone incarnava la fiducia di un intero popolo, raccogliendone devozione e rispetto, investito del ruolo più alto sia da un punto di vista operativo che morale. La sua attività promuoveva solidi principi di fede e di correttezza, basi morali per un impero solido e duraturo.

Prima di ogni cosa c'era una fede verso il mondo spirituale, che nell’antica cultura egizia era popolato da un Dio supremo (Dio Amon) e da altre duecentosessantasette divinità “minori” dedicate alla salvaguardia di tutti i bisogni umani percepiti dal popolo della terra.

A seguire, fede verso il faraone considerato la massima incarnazione del divino, figura cardine e massimo riferimento per tutto il regno sia per forza, capacità bellica, morale, rettitudine nei comportamenti, vero e proprio esempio per il popolo ed ispiratore verso un “buon vivere” sociale.

Rispetto del lavoro: nessun egiziano veniva lasciato senza uno “stipendio”, inteso come riconoscimento (monetario o non monetario) del lavoro svolto dalla classe contadina. Era considerato schiavo dell’impero e passibile di pene mortali, lo straniero invasore, o l’egiziano creatore di caos collettivo.

Rispetto del “vivere comune” che doveva essere scandito da “buone regole sociali”, ossia da comportamenti e azioni diretti verso la crescita di un popolo sano sia nel corpo che nella mente.

Il più grande impero che la storia del mondo abbia mai conosciuto non basava le sue fondamenta sui principi di conquista, sulla bramosia e sulla fede nell’uomo come detentore di ogni risposta. Al contrario, la riverenza verso i mondi superiori permetteva un collegamento costante e necessario tra Dio e la vita terrena. Questo significava “avere fiducia in sé stessi”, ossia considerare la forza delle azioni come conseguenza del rispetto e dell’amore del più grande creatore universale.

La storia dell’Egitto antico è caratterizzata non solo da fede e rispetto, ma di eccellenze in svariati campi scientifici. Conoscenze estremamente approfondite, per esempio, nel campo astrologico, importante fonte di conoscenze necessarie per rapportarsi con mondo divino e quindi, una scienza meritevole di essere studiata ed esercitata. Ancora, conoscenze elevate in ambito bellico, matematico, medico, architettonico e commerciale.

Il tramandare della vita quotidiana, delle scoperte, delle intuizioni che avrebbero potuto erudire le generazioni future, era ritenuto un bene di così grande importanza da venire trasmesso in modo preciso ed indelebile tramite la tecnica del bassorilievo. Ancora oggi possiamo apprezzare innumerevoli geroglifici così espressi, dei quali gli antichi monumenti sono ancora oggi coperti, riempiendo gli occhi della nostra modernità di straordinaria bellezza, complessità e stupore. Questa tecnica non veniva adottata per il solo scopo ornamentale, piuttosto costituivano veri e propri documenti, atti storici con il principale scopo di tramandare momenti di vita, scoperte, intuizioni che i posteri avrebbero potuto leggere e approfondire.  

Come commentato da Camel, la guida turistica del gruppo, “l’impero di fatto è finito quando l’uomo ha smesso di seguire rette regole comportamentali, e quando ha iniziato a pensare di potersi sostituire agli dei”. Continua la guida “quando il popolo egizio verso il 45 a.C. ha cominciato a subire le influenze dei greci, gente che aveva una cultura molto diversa, è cresciuta la bramosia di conquista, la cattiveria, l’egoismo e la fine dei valori umani e famigliari. Mai e poi mai un faraone avrebbe ucciso un egiziano innocente, tantomeno un familiare”.

Otto giorni di racconti che esprimono la forza di un regno capace di armonizzare uomo, fede e conoscenze. Un viaggio per rivivere oggi una storia molto antica per noi occidentali moderni, considerati dalla politica internazionale “paesi sviluppati”, ma che a ben pensare abbiamo forse ancora tanto da imparare. 

Catia Casalboni

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