Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 15 ottobre - Santa Teresa d’Avila - Anno A

IL VESTITO DELLE NOZZE PER FARE FESTA CON GESÙ

Is 25,6-10; Salmo 22; Fil 4,12-14.19-20; Mt 22,1-14

In questa 28esima domenica del tempo ordinario leggiamo i primi quattordici versetti del capitolo 22 di Matteo e, in continuità con le domeniche precedenti, ascoltiamo Gesù che si trova ancora nel tempio di Gerusalemme a parlare in parabole davanti ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo (Mt 21, 23a).

Per comprendere cosa sia il regno dei cieli Gesù descrive una scena in cui un re organizza una festa di nozze per suo figlio e fa allestire un pranzo con buoi e animali ingrassati.

Tutto è pronto, ma mancano gli invitati. Il re allora manda in successione tre squadre di servi: le prime due falliscono, mentre la terza raccoglie consensi. Coloro che sono stati invitati durante le prime due spedizioni appartengono al popolo eletto, ai giudei, ma questi rinunciano: alcuni senza fornire spiegazioni, altri adducendo motivazioni lecite per la legge del tempo (cfr Dt 20, 5-7) e altri ancora, scandalizzati o irritati, ricorrendo a insulti e ad atti violenti.

Nella terza sessione di invito, gli ultimi servi allargano la platea degli invitati rivolgendosi, per la strada, a tutti 'cattivi e buoni': questa volta si ottengono risposte positive e il banchetto comincia a popolarsi. Inizia la festa e il re, aggirandosi tra i commensali, nota che uno di loro non indossa l’abito nuziale e lo riprende energicamente facendolo allontanare.

La parabola qui sintetizzata si rivolge alla comunità dell’evangelista Matteo che è chiamata a confrontarsi con l’amore che Dio nutre per tutta l’umanità e non solo per una piccola porzione come quella del popolo eletto.

La festa di nozze è la realtà dei redenti che vivono nella pace e nella gioia di Cristo risorto. Il cristiano è chiamato a essere felice proprio in virtù della sua fede in Cristo morto e risorto; eppure quante volte facciamo fatica ad appropriarci di questa felicità. Fatichiamo ad accoglierlo nelle nostre vite e, addirittura, in certi momenti ci è scomodo o di scandalo.

Apriamo il nostro cuore al Signore che vuole elargire il dono della sua grazia a tutti indistintamente e, affinché nessuno si senta escluso, viene a cercarci nelle nostre periferie, a incontrarci nei “crocicchi” delle nostre esistenze, perché desidera fare festa con noi. A noi spetta dire il nostro sì e indossare l’abito nuziale, quella veste che abbiamo ricevuto nel giorno del Battesimo e che rappresenta tutto il nostro essere, spirito anima e corpo, che decide di vivere per Cristo con Cristo e in Cristo.

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