Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 22 ottobre - San Donato - Anno A

MUOVERSI TUTTI INSIEME NELL’IMMAGINE DI DIO

Is 45,1.4-6; Salmo 95; 1Ts 1,1-5; Mt 22,15-21

Farisei ed erodiani sottopongono a Gesù una domanda insidiosa, per metterlo alla prova. Non cercano una risposta, ma vogliono metterlo in difficoltà. La risposta di Gesù è inattesa e coglie di sorpresa i suoi interlocutori e forse anche noi. È una risposta che si sottrae alla logica dello schieramento, ma non è una risposta evasiva. Sfugge al dilemma Cesare o Dio, ma non per paura di compromettersi. Porta il discorso dove si trova il centro ispiratore, cioè la giusta dipendenza da Dio e la giusta libertà di fronte allo Stato.

Gesù non intende porre Dio e Cesare sullo stesso piano. Infatti nelle parole «Date a Cesare quello che è di Cesare, ma a Dio quello che è di Dio», l'accento cade sulla seconda parte della risposta. La preoccupazione è anzitutto la salvaguardia, in ogni situazione politica, dei diritti di Dio.

Ovviamente ci sono anche i diritti dello Stato, e quando lo Stato rimane nel suo ambito questi diritti diventano doveri. Ma bisogna aggiungere che lo Stato non può erigersi a valore assoluto: ogni potere politico non può arrogarsi diritti che competono solo a Dio, non può assorbire tutto il cuore dell'uomo. Non può sostituirsi alla coscienza: bisogna dare a Dio quello che è di Dio.

A proposito dell'immagine coniata sulla moneta in un commento a questo episodio del Vangelo, sant'Agostino ha dato un’interpretazione suggestiva, partendo da alcune domande: «Che cosa esige da te Cesare?. La propria immagine. Che cosa esige da te il Signore? La propria immagine. Ma l'immagine di Cesare è sulla moneta, quella di Dio invece in te, nel tuo animo. Se quando perdi la moneta, piangi perché hai perso l'immagine di Cesare, quando adori l'idolo non dovresti forse piangere, perché fai ingiuria in te all'immagine di Dio?». Il rispetto della persona umana, creata a immagine di Dio (Gen 1,27) segna un limite preciso e invalicabile a qualsiasi potere politico.

Nel contempo deve richiamare il dovere di unire insieme l'impegno del cristiano e quello del cittadino. Ci si muove così in un cammino di discernimento personale e comunitario. Ognuno è chiamato a fare con generosità la propria parte, specie nei tempi attuali dove sembra che tutti vogliano essere ritenuti maestri e profeti. È invece un tempo sinodale dove si chiede di muoversi insieme, lasciandosi illuminare dalla luce che viene dall'alto. Sarà così un apporto di comunione che può solo far bene per costruire l'oggi e il domani con cuore ecclesiale e fraterno.

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