Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 23 ottobre - 30ª domenica Tempo Ordinario - Anno C

DIO ASCOLTA LA PREGHIERA DI CHI CHIEDE MISERICORDIA

Sir 35,12-14.16-18; Salmo 33; 2Tm 4,6-8.16-18; Lc 18,9-14

Telônes (pubblicano) è un termine che incontriamo solo nei Sinottici. Si tratta dell’esattore fiscale, “una persona che acquista dallo Stato l’esercizio di diritti statali di tassazione e d’imposta”. Al tempo di Gesù era un giudeo benestante, che aveva avuto in appalto singole tasse o imposte. Gli esattori fiscali vivevano in società ed erano considerati ladri o briganti. Trasgredivano tutti i comandamenti di Dio. Dichiarare il falso di fronte a loro era permesso. Fra gli apostoli c’era un ex pubblicano.

Pharisaios (fariseo) termine che troviamo 99 volte nel Nuovo Testamento, specialmente in Matteo. Si tratta di una corrente del giudaismo che aveva per ideale la santificazione di tutta la loro vita con l’osservanza stretta della legge. Vivevano in comunità e studiavano insieme la torah per essere luce del mondo, ma erano tentati dalla ipocrisia: un serpente velenoso che si annida nella persona pietosa. Tutto il giudaismo di stampo farisaico venne demonizzato da Gesù. Due uomini vanno a pregare.

Diamo un’occhiata al “modo” e al “contenuto” della loro preghiera. Il fariseo si reca al tempio a pregare, prende posto e inizia a pregare a voce alta: tutto normale. Poi ci aspetteremmo una preghiera di ringraziamento, invece la beraka del fariseo inizia con la lode a Dio, ma poi cambia e parla di sé, esaltando se stesso e denigrando gli altri, compreso il pubblicano lì vicino. La sua preghiera è falsa, illusoria e gretta. Manifesta un falso senso di rettitudine.

Con chi si paragona? Ai comportamenti peggiori: ladri, ingiusti, adulteri. Poi continua con il suo rosario di buone azioni. Egli va ben oltre i precetti della legge: digiuna due volte alla settimana e paga la decima su tutto ciò che porta a casa. Osserviamo il “modo” e il “contenuto” della preghiera del pubblicano: stando in un cortile esterno del tempio, non osa alzare gli occhi, sembra sopraffatto dalla vergogna, si batte il petto e chiede perdono. Con la sua preghiera chiede misericordia. Dio che conosce i cuori non ascolta la preghiera del fariseo, ma quella del pubblicano che, con sincerità, si riconosce peccatore e pertanto ritorna a casa “dopo essere stato giustificato da Dio”.

Al suono della banda, avanza lentamente la processione.

Ecco due uomini, stanno davanti, ben bardati, portano la statua del loro patrono. L’uno appartiene a un’associazione di stampo mafioso, l’altro maneggia un centro di spiritismo. Essi si considerano fra i migliori cattolici. Sono ciechi. Signore, abbi pietà de loro.

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Domenica 23 ottobre - 30ª domenica Tempo Ordinario - Anno C
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