Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 30 gennaio - 4ª domenica Tempo Ordinario - Anno C

SALVARE E NON CONDANNARE È LA MISSIONE DELLA CHIESA

Ger 1,45.17-19; Sal 70; 1Cor 12,31-13,13; Lc 4,21-30

Entriamo in punta di piedi nella sinagoga di Nazaret, perché il culto è già incominciato. In cosa consiste la liturgia sinagogale del sabato? Recita di Salmi, la preghiera dello Shemá (Dt 6,4-9; 11,13-21; Nm 15,37-41), le “Diciotto benedizioni”, una lettura della Torah e un’altra dei Profeti.

Luca attribuisce un’importanza fondamentale alla presenza e all’azione dello Spirito Santo nella vita di Cristo. Lo Spirito è un dono del Padre. Nel battesimo lo Spirito conferma la vocazione messianica di Gesù. Egli non fu consacrato con l’olio, ma con lo Spirito Santo.

Nella sinagoga, il Nazareno legge il brano in ebraico e poi lo rilegge in aramaico affinché il popolo comprenda. Il Cristo annuncia la “buona notizia” ai poveri e la liberazione agli oppressi. Siamo in pieno giubileo, nell’anno di grazia del Signore. La missione di Gesù consiste nell’alleviare la sofferenza di tutti, uomini e donne (Lc 7,22; At 10,34-43).

Nell’anno giubilare gli schiavi recuperavano la libertà e i possedimenti ritornavano ai loro padroni. Gesù commenta: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (v. 21): essendo il verbo greco al perfetto, vuol dire che la “Scrittura” (la Parola di Dio) si è compiuta “adesso”, e continuerà a compiersi. La salvezza, presente nella persona del Cristo, per mezzo dello Spirito Santo, si prolungherà negli apostoli e nei profeti del Nuovo Testamento (Ef 2,20). La Parola si compie nel tempo della Chiesa; la missione di Gesù e della Chiesa consiste nel “salvare” e non nel “condannare”.

Con le parole diCristo, l’atmosfera di grande attesa che si era creata viene interrotta da una prima reazione completamente positiva: “erano meravigliati delle parole di grazia” (v. 22a) uscite dalla bocca di Gesù. Tutti riconoscono che egli è il Messia, la presenza maestosa del Figlio di Dio che il Padre stesso protegge e ama. Ma nello stesso tempo si infiltra nei nazaretani un dubbio: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». E così, ben presto la loro reazione diventa sommamente negativa (vv. 22b-29). Prima di tutto se è così, loro – i suoi compaesani - hanno diritto ai beni messianici.

Gesù risponde con un altro proverbio e ricorda loro due episodi della vita dei profeti Elia ed Eliseo che seppero essere aperti ed ecumenici nei confronti degli altri non israeliti. La frase finale: “Passando in mezzo a loro, si mise in cammino” può voler dire che il Cristo continuò il viaggio previsto. Noi, dopo una simile sberla, non l’avremmo continuato e ci saremmo fermati a leccarci le ferite.

San Mauro prega per noi.

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