Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 7 febbraio - 5ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

Anche nella sofferenza, prima o poi Dio ci risponde

Gb 7,1-4.6-7; Salmo 146; 1Cor 9,16-19.22-23; Mc 1,29-39

Il Vangelo di oggi, ambientato sulla riva del lago di Tiberiade e in casa di Pietro e di Andrea, ci presenta una giornata tipo del lavoro e della missione evangelizzatrice di Gesù.

La fatica di Gesù è duplice e alquanto stressante. L’annuncio del Vangelo è accompagnato dai numerosi gesti di guarigione per indirizzare le persone a riconoscere l’amore di Dio per loro. Questa attività apostolica richiede da parte di Gesù impegno, lavoro e fatica. Gesù vi si dedica volentieri perché sa che per l’uomo, ogni uomo, con Lui è giunta la via della salvezza e della vera libertà.

L’uomo è fatto per la verità, per l’amore e per la felicità e può afferrare questi valori, questi beni solo nell’apertura e nell’ascolto di Gesù, il quale lavora sempre contro il dolore, la malattia e ogni altra sofferenza perché queste sono la prima presa di possesso della morte e dona sempre guarigione e salute perché sono la prima presa di possesso della risurrezione e quindi della vita.

Gesù non è solo l’uomo delle guarigioni, ma prima di tutto è l’uomo della Parola. La cosa più urgente è annunciare il Regno di Dio che porta la salvezza. Parola e miracoli sono due segni che vanno sempre insieme.

Il segreto di Gesù, che rende efficace la Parola che annuncia e dona la guarigione di Dio per ogni malattia, sta tutto in un atteggiamento di base: Gesù è l’uomo della preghiera.

Lui sente il bisogno del dialogo col Padre, l’adorazione amorosa, l’intimità con Lui perché solo la preghiera è garanzia di successo nell’incontro con Dio.

Un mondo di opere grandiose, ma senza preghiera, non regge a lungo; è destinato a fallire. Solo la preghiera ci dona rapporti veri con Dio e tra di noi.

La preghiera è il segreto nascosto dell’autentico successo. Gesù è quel Dio che noi possiamo capire e amare perché si è fatto vicino alle situazioni, quasi sempre piene di fatica e di dolore, della nostra vita. Lui solo ci capisce fino in fondo e ci dona la capacità di portare il nostro fardello di sofferenze insieme con Lui fino al punto di essere da Lui salvati e liberati.

Anche noi facciamo quasi sempre l’esperienza di Giobbe ( prima Lettura): ci sentiamo soli col nostro dolore, specie in questi mesi così segnati dalla pandemia.

La nostra esistenza umana ha un profilo di sofferenza, come vediamo ogni giorno: il duro lavoro sulla terra, la brevità della vita, un cumulo di illusioni, la sofferenza in una corsia d’ospedale, una certa inutilità dell’esistenza. Tutte queste situazioni sono grida drammatiche verso Dio perché mentre l’uomo porta in sé un fortissimo desiderio di vita, si trova a dover fare i conti con il dolore e con la morte.

Dio prima o poi ci risponde, ma solo quando avremo fatto silenzio in noi stessi, quando smetteremo d’interrogare Dio e cercheremo di farci suoi adoratori. È la risposta di Dio a Gesù, chiamati a capirlo e accoglierlo nei modi con cui oggi ci viene incontro.

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