La Chiesa presente nei social. Ma non di soli follower...
Una campagna social per mantenere viva l’esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona. È la proposta che il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – ente organizzatore delle Gmg – ha lanciato nei giorni scorsi, in occasione del quinto anniversario della lettera apostolica di papa Francesco “Christus Vivit”
Una campagna social per mantenere viva l’esperienza della Giornata mondiale della gioventù di Lisbona. È la proposta che il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita – ente organizzatore delle Gmg – ha lanciato nei giorni scorsi, in occasione del quinto anniversario della lettera apostolica di papa Francesco “Christus Vivit”.
A ideare i contenuti da pubblicare su Facebook, Instagram e YouTube è un gruppo di giovani comunicatori, protagonisti del progetto “Faith Communication in the Digital World”, iniziativa avviata da un altro Dicastero della Santa Sede, quello per la comunicazione.
La campagna è disponibile in diverse lingue ed è pensata per essere condivisa dalle Chiese locali e dai movimenti ecclesiali.
Nelle prime immagini pubblicate sui social si vedono papa Francesco alla Gmg e giovani in azione o in preghiera, insieme a citazioni del documento postsinodale. «Voi siete l’adesso di Dio che vi vuole fecondi». «Cristo vive e ti ama, infinitamente». «Cari giovani, non osservate la vita da un balcone. Non confondete la felicità con un divano e non passate tutta la vostra vita davanti a uno schermo».
Sì, perché anche se la Chiesa non disdegna i social network, è ben attenta ad andare oltre, invitando a un uso equilibrato e critico, capace di non cedere alla superficialità e alla dipendenza. Nel mondo cattolico il dibattito è più aperto che mai, come documentava qualche giorno fa Guido Mocellin nella sua rubrica “Wikichiesa” sul quotidiano “Avvenire”. Il caso più eclatante è quello del Brasile, dove gli “ influencer digitali cattolici” sono stati al centro di una recente ricerca universitaria.
Nel paese del samba, spopola il prete e cantante Fábio de Melo, che ha 26,1 milioni di follower solo su Instagram. Ci sono poi fra Gilson Azevedo, che riunisce migliaia di persone trasmettendo il Rosario nelle prime ore del mattino; padre Paulo Ricardo, noto per i suoi corsi di formazione, e padre Patrick Fernandes, apprezzato per l’umorismo con cui risponde alle domande degli utenti. Tutti contano i follower a milioni.
Il rischio di restare intrappolati nelle logiche commerciali e personalistiche della Rete è sempre dietro l’angolo, tanto che, firmando la prefazione del volume sugli influencer cattolici, il vescovo Joaquim Mol non le ha mandate a dire: «Questa ricerca dimostra che è possibile promuovere la formazione di responsabili cattolici che operino sulle reti digitali a patto che le loro intenzioni non comportino il desiderio di fama, visibilità e coinvolgimento secondo la logica mediatico- digitale». Come a dire: ciò che conta non sono i follower, ma evangelizzare.
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