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Ieri sera l'incontro tra il vescovo Douglas e i politici. "Impastare il bene comune"

Al riferimento al bene comune, il direttore dell'ufficio diocesano Marco Castagnoli ha aggiunto la buona politica “né serva né padrona, ma amica e collaboratrice” e un’altra citazione dal discorso di Bergoglio del 2017 in città: "Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione”

Da sinistra Marco Castagnoli e il vescovo Douglas Regattieri

“La piazza è un luogo emblematico, dove le aspirazioni dei singoli si confrontano con le esigenze, le aspettative e i sogni dell’intera cittadinanza; dove i gruppi particolari prendono coscienza che i loro desideri vanno armonizzati con quelli della collettività. Io direi – permettetemi l’immagine –: in questa piazza si “impasta” il bene comune di tutti, qui si lavora per il bene comune di tutti”.

Con questa citazione tratta dal discorso di papa Francesco in piazza del Popolo a Cesena il primo ottobre 2017, il direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro, Marco Castagnoli, ha dato avvio ieri sera all’incontro tra il vescovo Douglas e quanti sono impegnati in ambito sociale e politico. “Vorremmo riprendere la tradizione – ha aggiunto Castagnoli – visto che l’ultima nostra occasione insieme è stata il 5 novembre 2019. Poi c’è stata la pandemia con quel che ne è seguito”.

Al riferimento al bene comune, Castagnoli ha aggiunto la buona politica “né serva né padrona, ma amica e collaboratrice” e un’altra citazione dal discorso di Bergoglio del 2017 in città: "Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione”.

Il vescovo Douglas ha letto alcuni brani dalla lettera a Diogneto tra cui queste due frasi più volte richiamate durante la serata: “Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera” e “A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani”. Quindi ha richiamato il n. 43 del documento conciliare Gaudium et spes dal titolo “L’aiuto che la Chiesa intende dare all’attività umana per mezzo dei cristiani” e alcune righe dal documento, ancora in bozza, per il prossimo anno pastorale, tratte dall’ultimo capitolo “Amare l’uomo e il mondo”.

Ecco il testo: Così anche San Paolo, nella pubblica piazza, all’areopago di Atene (Cfr At 17, 16-34). Tutti nella Chiesa sono chiamati ad assumere questo atteggiamento propositivo verso il mondo, verso gli altri, ognuno secondo la sua vocazione. Ma in special mondo i laici cristiani. Sono loro, infatti, che vivono dentro le realtà umane. In esse immettono la forza del vangelo, da laici. Opportuno sembra a questo punto fare una riflessione sulla sana laicità che guida l’agire del cristiano nel mondo. Premesso che le realtà terrene hanno una loro legittima autonomia33, ne affermiamo la laicità rigettando ogni integralismo religioso che intende desumere dalla sola fede la risposta a tutti i problemi della società. Questo non significa che la Chiesa non abbia una sua opinione e un suo giudizio da dare sulle cose di questo mondo e che il cristiano si debba astenere da ogni giudizio sul mondo. La Chiesa e il cristiano, pur conservando e custodendo l’aggancio alla Rivelazione, nel dialogo con il mondo e nell’attivare iniziative a favore della crescita umana si appella alle ragioni umane e non fa riferimento a quelle della fede. In questo senso si mantiene su un livello che gli permette di dialogare e di dare il suo contributo. Dialogando con gli uomini del suo tempo, non saranno i riferimenti biblici o magisteriali - numerosi e spesso incalzanti – a dare forza alle argomentazioni del cristiano circa – per esempio - la condanna della pratica dell’aborto. Egli piuttosto si appellerà a quelle norme regolatrici non derivate dalla fede rivelata, ma dalla natura stessa delle realtà mondane, seguendo le norme morali che la ragione deduce dalla loro natura.

Il dibattito è stato introdotto da Castagnoli che ha ricordato i dieci punti emersi al termine della scuola diocesana di formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa cui ha aggiunto la domanda: qual è la città che speriamo?

Il sindaco di Sarsina Enrico Cangini ha riferito di avere avuto molto in mente il monito di papa Francesco del primo ottobre 2017 “non balconare” quando decise di candidarsi come primo cittadino. Ha anche detto di chiedersi più volte “Ma chi me lo ha fatto fare?”. Poi ha aggiunto che comunque sono tante le soddisfazioni. E ora, grazie ai fondi del Pnrr si può ragionare in termini di medio-lungo periodo, una prospettiva che non è frequente per un amministratore locale. Ha suggerito di aggiungere al decalogo proposto la montagna e ha messo in guardia dalla possibile emarginazione digitale, in particolare per gli anziani.

Monica Rossi, sindaco di Mercato Saraceno ha sostenuto che è importante mantenere vive la montagna e le campagne. “Noi paghiamo le distanze che ci separano da Cesena. Gli studenti le pagano due volte: con il disagio e con gli abbonamenti per i trasporti. I giovani sono spesso isolati, in specie dopo la pandemia, e faticano nel tornare alla normalità. Hanno paura a uscire”.

Luca Magnani, consigliere comunale a Cesena ha messo in evidenza come il rischio stia nel fatto che “ognuno vive la sua città, con la propria visione. Due città, quindi, e ognuno vive a casa sua. Dovremmo fare ecumenismo tra di noi, non solo con le altre religioni. A mio avviso, tra i temi proposti aggiungerei anche la trasparenza, non sempre presente nella Chiesa”.

Francesco Marinelli segretario della Cisl Romagna ha messo in luce come l’impegno nel tempo dei presenti fosse già una scelta di campo: “Una scelta, la nostra, di non stare alla finestra, fatta tanto tempo fa”. Poi ha aggiunto: “Ci vuole unità di intenti. I messaggi di forte contrapposizione non aiutano. Quale modello di comunità abbiamo in mente per il futuro? Io credo che debba essere accogliente e che si cura delle persone più deboli”.

Per Stefano Spinelli, già consigliere comunale a Cesena “c’è un problema di questione sociale e di questione antropologica. È evidente che tutti questi temi necessitano di una concretizzazione. Curare l’ambiente costa. Accogliere i migranti va bene, ma c’è anche un diritto nelle persone a non emigrare. Anche sull’eliminazione della plastica lo stesso presidente della Regione Bonaccini è intervenuto per dire che occorre ragionare…”

“C’è un tentativo continuo – ha concluso Spinelli – di alterare la natura umana: vita, famiglia, educazione. Esiste oggi una morale condivisa? Forse è da ricostruire”.

Valentino Golinucci della Cisl ha sostenuto che “nella gente c’è molta delusione. Non ci sono risposte per le famiglie e neppure per quelle numerose. Forse è uno dei motivi della mancata partecipazione di tanti”.

Per il consigliere comunale di Cesena Francesco Rossi “è importante raccogliere la sfida e accompagnare nel cambiamento. I giovani oggi nel mondo del lavoro non sono valorizzati per quelo che potrebbero dare”.

“Per impastare – ha aggiunto il consigliere comunale Gianni Ceredi – ci vogliono ingredienti buoni e mani sapienti”. Poi ha proposto: “Troviamo almeno un linguaggio comune. Non c’è solo l’etica sulla vita, ma anche quella nel lavoro, dell’onestà…”.

Angela Giunchi, pure lei consigliere comunale, ha precisato che “Non esiste eticità se non ci sono rapporti etici con i vicini di casa. Troppa gente non paga i collaboratori domestici, le giuste tasse, i diritti d’autore… Solo la contribuzione di tutti andrà a beneficio di tutti”.

Per Tommaso Pirini, impegnato in politica a livello locale e nazionale, sarebbe “importante trovare un metodo per impastare le nostre scelte. Proviamo con proposte concrete per il territorio”.

Enrico Castagnoli, consigliere comunale a Cesena ha messo in evidenza “la fatica di un impegno, di non stare a guardare, per provare a fare qualcosa per il bene comune”. Ha invitato anche a evitare la “delegittimazione politica. Dev’esserci qualcosa che ci contraddistingue. Un linguaggio comune? Quante parole sono fraintese? La verità è che con tante persone che sono qui si fa fatica a parlare ed è difficile venirsi incontro”.

Al termine della serata, il vescovo Douglas ha dato appuntamento a tutti alla ripresa delle attività, dopo l’estate, per un nuovo incontro e per andare avanti da quanto seminato ieri sera.

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