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Triduo Pasquale

Il vescovo ha lavato i piedi ai bambini di Prima comunione

Ieri sera la Messa in Coena Domini in Cattedrale

(foto: Sandra e Urbano fotografi, Cesena)

Il vescovo Douglas Regattieri ha presieduto ieri, Giovedì santo, in Cattedrale la Messa in Coena Domini. Durante la celebrazione, il presule ha lavato i piedi ai bambini di prima comunione della parrocchia del Duomo.

Oggi alle 18 il vescovo presiederà la liturgia della Passione e morte del Signore. Alle 21 avrà luogo la Via Crucis per le vie della città, con partenza dalla chiesa di San Domenico e conclusione in Cattedrale. Domani, sabato 30 marzo, alle 21,30 monsignor Regattieri presiederà la Veglia pasquale durante la quale verranno amministrati i sacramenti dell’iniziazione cristiana ai catecumeni.

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Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell'omelia della Messa in Coena Domini del vescovo Douglas Regattieri

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Tre doni, oggi, ricordiamo: li abbiamo ricevuti proprio nell’ultima cena, da Gesù: l’eucaristia, il sacerdozio e il comandamento dell’amore. Doni che possono – devono – riempire tre vuoti, che oggi constatiamo, con amarezza, anche tra di noi.

1. L’Eucaristia

Con la celebrazione di questa Santa Messa noi apriamo il sacro Triduo pasquale. Lo apriamo sostando nel cenacolo dove Gesù incontra i suoi apostoli e con loro consuma il pasto pasquale. Giorno solenne, festa grande: è la Pasqua degli ebrei. Si commemora il passaggio di Dio tra le case degli ebrei e degli egiziani e la salvezza del popolo di Israele, grazie al sangue dell’agnello spalmato sugli stipiti delle case; e si ricorda anche il passaggio degli ebrei attraverso le acque del Mar Rosso, incamminati verso la libertà della terra promessa. Abbiamo ascoltato i particolari del racconto (Cfr Es 12, 1-8.11-14). Ma Gesù trasforma questa cena: l’agnello sulla tavola è figura dell’Agnello che sulla croce verserà il suo sangue per la salvezza del mondo. Il pane spezzato rimanda al Corpo del Signore spezzato sulla croce per noi. San Paolo ha riflettuto nel testo della prima lettera ai Corinzi: “Ogni volta infatti che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1Cor 11, 26). Questo è il primo dono che oggi, in questo giovedì santo, noi ricordiamo: il dono dell’Eucaristia. Piange il cuore nel vedere le nostre chiese sempre più vuote e nel constatare come l’eucaristia sia poco compresa e poco vissuta, oggi, anche dai cristiani. Si pensa di poterne fare a meno, dimenticando la parola del Maestro: “In verità, in verità, io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita” (Gv 6, 53). Il Covid ha lasciato – tra gli altri – anche questo segno negativo: la desertificazione delle nostre chiese. Questo vuoto, a cui assistiamo con amarezza, va riempito: con un sussulto di fede e di entusiasmo, con la nostra convinta e attiva partecipazione, con la gioia che dovrebbe sprizzare dai nostri occhi e sul nostro volto per essere e sentirci comunità viva che si riunisce ogni domenica.

2. Il sacerdozio ministeriale

Il secondo dono che ci fa il Signore e che ricordiamo stasera è espresso dal comando di Gesù ai discepoli: “Fate questo in memoria di me” (1Cor 11, 24): in quel momento è stato donato alla Chiesa e al mondo il sacerdozio ministeriale. Il sacerdote infatti esercita la funzione sacra nell’assemblea eucaristica, dove, agendo in persona di Cristo, e proclamando il suo mistero, unisce i voti dei fedeli al sacrificio del loro Capo e nel sacrificio della Messa rende presente e applica, fino alla venuta del Signore, l'unico sacrificio del Nuovo Testamento, il sacrificio cioè di Cristo, che una volta per tutte si offre al Padre quale vittima immacolata. Da questo unico sacrificio tutto il suo ministero sacerdotale trae la sua forza. (Cfr Catechismo della Chiesa cattolica, 1566). Oggi è la festa dei sacerdoti. È, il sacerdozio, un dono bellissimo e necessario alla vita della Chiesa. Oggi, però – come per il primo dono – constatiamo a questo riguardo un vuoto pauroso: i nostri seminari sono vuoti. È sempre più raro incontrare un giovane che accoglie la chiamata del Signore. Questo ci turba, ci angoscia, ci getta nello sconforto e ci chiediamo: cosa sarà del nostro futuro di Chiesa? Come riempire questo vuoto? C’è una sola risposta: pregare (Cfr Mt 9, 38) ed essere autentici discepoli del Signore.

3. L’amore fraterno

L’amore fraterno. È il terzo dono. Il Signore ci invia il suo Spirito perché ci amiamo vicendevolmente. Amarci, non è solo frutto della nostra iniziativa, ma prima di tutto un dono che viene dall’alto. Attraverso la nostra fraternità, Dio si fa presente tra di noi. Per questo è proprio di questo giorno il canto Ubi caritas et amor, Deus ibi est, dove la carità è vera e sincera, là c’è Dio. Il gesto di Gesù che si china davanti ai suoi e lava loro i piedi (Cfr Gv 13, 6) esprime non tanto l’invito ad ammirare un esempio, ma soprattutto a imitare: “come ho fatto io, così fate anche voi” (Gv 13, 15). Tra poco laverò i piedi a questi fanciulli della prima Comunione della parrocchia della cattedrale. Ma in questo gesto dobbiamo cogliere un richiamo; siamo noi ora che dobbiamo a vicenda lavarci i piedi. È un dono che ci facciamo gli uni gli altri. Ma purtroppo anche qui constatiamo vuoti paurosi, come per il primo e il secondo dono. Sono i vuoti del nostro individualismo; sono i vuoti delle nostre chiusure all’altro; sono i vuoti del nostro esasperato protagonismo che ci impedisce di lavorare insieme, di operare insieme, di stare insieme. Il papa traduce questo appello alla fraternità con la parola gentilezza e scrive: “La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici. (…) Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti” (Fratelli Tutti, 224). Grazie, Gesù, per il dono dell’Eucaristia, per il dono del sacerdozio, per aver comandato di volerci bene e di servirci gli uni gli altri nella carità ‘vera e sincera’.

Di seguito pubblichiamo la fotogallery dell'inaugurazione a cura di Sandra e Urbano fotografi (Cesena).

Coena (53)

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