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I lettori ci scrivono. Da San Mamante, una storia di famiglia

"Sono nata il 12 dicembre 1940", inizia così la storia della nostra abbonata Irma Broccoli. Una vicenda familiare come quella di tante altre

Una veduta aerea della frazione di Cesena San Mamante

Pubblichiamo il testo integrale che la nostra abbonata Irma Broccoli di San Mamante-San Carlo (frazioni di Cesena) ha inviato in redazione. Una storia di famiglia come quella di tanti altri, che merita di essere letta.

L'abbiamo anticipata sull'edizione cartacea in edicola da ieri. 

Le mie origini

Mi chiamo Irma Broccoli, sono nata il 12 dicembre 1940 a San Mamante, un paesino ad otto chilometri dalla città di Cesena. Quel giorno c’era un metro e mezzo di neve. Eravamo quattro sorelle ed un fratello, io ero la seconda figlia. Mio padre si chiamava Nello e mia mamma Chiara, era una santa donna. Eravamo una famiglia patriarcale, in dodici nella stessa casa: i nonni, i genitori, noi cinque e tre zii. Siamo cresciuti in buona armonia, tutti d’accordo, dovevamo ubbidire al capo famiglia il nonno Agostino e alla nonna Elisa. Mio nonno aveva un bellissimo cavallo bianco, con quello ci portava alle funzioni religiose a S. Carlo (il paese più vicino), eravamo molto contenti perché non tutti avevano un mezzo di trasporto come noi. Su quel cavallo bianco ci sembrava di essere delle principesse!!! Mia nonna diceva ad ognuno di noi che avevamo un angelo che ci proteggeva sempre ovunque fossimo. Eravamo una famiglia molto unita, con tanta fede trasmessa dai nonni, le nostre radici e ci volevano veramente bene. I miei nonni erano contadini, lavoravano la terra e il raccolto veniva diviso in due parti con i padroni, i fratelli Maraldi. La famiglia Maraldi era nobile, viveva in un bel palazzo, possedeva tanti terreni e la casa per i contadini mezzadri. A quei tempi si usava così. Siamo nati e cresciuti in un paesino in collina dove abitavano circa quaranta famiglie, vicino alla Chiesa. Avevamo il minimo indispensabile ma eravamo contenti. Mio padre lavorava come minatore nella miniera dello zolfo di Formignano, sei chilometri a piedi tutti i giorni, faceva una gran fatica e tanti sacrifici per noi. Adorava Santa Barbara, protettrice dei minatori. Se scampava ad un pericolo, diceva sempre che Lei lo aveva protetto. Il santino della protettrice era sempre nella tasca dei suoi pantaloni, così lavorava più tranquillo. Siamo andati a scuola fino alla quinta elementare, le medie purtroppo erano lontane e non c’erano i mezzi per poterci arrivare. Avrei voluto tanto continuare a studiare per diventare una maestra ma purtroppo non è stato possibile.

La guerra

Del periodo della guerra ricordo il rumore degli aerei e delle bombe che a volte cadevano vicino a casa nostra. In quel tempo mio nonno Agostino e mio padre avevano costruito un rifugio lungo quindici metri e senza uscita. Si trovava nella Busca fra Formignano e San Mamante. Quando passavano gli aerei e c’era il pericolo di un bombardamento, ci trovavamo tutti dentro, eravamo ventisei persone fra parenti ed amici. Il nonno aveva portato una mucca bianca per avere il latte. La coprivamo con rami e foglie verdi in modo tale che i tedeschi non la potessero vedere, con il rischio di portarla via. Il nonno aveva portato anche un sacco di noci per sfamare tutti. Quando si poteva tornavamo a casa per fare il pane per dieci/quindici giorni. Ricordo che avevo solo cinque anni quando una bomba cadde sul palazzo della famiglia Maraldi distruggendolo per metà. Scappammo via e mia nonna Elisa mi teneva per mano. Sentii l’aereo passare e giù la seconda bomba. Io caddi per terra e vicino a me si alzò una nube di fumo nero, fortunatamente io e la nonna rimanemmo illese. Continuammo a correre e ci siamo nascoste nella cantina della casa dei signori Maraldi. Eravamo in tanti nascosti là dentro. Noi bambini, non consapevoli del pericolo volevamo sempre giocare, incuranti delle bombe che continuavano a cadere poco distanti da noi. Proprio durante i bombardamenti nacque mia sorella Laura, la terza figlia. Nacque dentro al nostro rifugio. Il suo letto era semplicemente la paglia che veniva messa anche per le mucche. In mezzo al nulla nacque anche Italo, il figlio della signora Maraldi. Questi bambini erano così belli e mio padre diceva che erano due doni di Dio discesi dal cielo e venuti in famiglia. Per fortuna i bombardamenti finirono e rimanemmo tutti illesi. Di quel brutto periodo ricordo anche che i partigiani avevano catturato un soldato italiano di 38 anni, lui non voleva seguirli per non tradire la Patria, così lo fucilarono. Ma prima di essere ucciso si tolse la divisa per donarla ai più bisognosi. Ora riposa nel piccolo cimitero di San Mamante.

La costruzione della Chiesa di San Mamante

Nel 1945 la guerra finì ma aveva lasciato tante macerie e tante case distrutte. Anche la Chiesa era stata danneggiata. Ci volevano tantissimi soldi per sistemarla e così il parroco con il permesso del Vescovo decise di chiedere l’aiuto ai noi parrocchiani per costruirne una nuova. Fu un'impresa molto grande che sbalordì tutti. Con tanto impegno, piccoli e grandi eravamo tutti al lavoro, in ricordo della gente che aveva fatto tanta fatica per costruire la prima Chiesa. Gli uomini trasportavano i sassi con le proprie braccia, le fanciulle li caricavano in una legaccia (una sacca) fatta con la gonna. Le persone anziane prendevano l’acqua dal fiume di San Carlo e con le mucche la trasportavano al cantiere, facevano a gara a chi eseguiva più viaggi. Cominciò la grande impresa e, passo dopo passo, si cominciò a vedere la chiesa che stava nascendo dalle macerie. Anche una persona fascista di primo grado cominciò ad aiutare come muratore, contribuì alle giornate lavorative e donò anche dei soldi. All’inaugurazione della chiesa era molto contento e soddisfatto per il lavoro compiuto. Cominciò ad andare a Messa tutte le domeniche, la Madonna gli era stata vicino e gli aveva toccato il cuore e così si convertì.

Il 10 novembre 1955 arrivò il grande giorno della consacrazione e inaugurazione della nuova chiesa. La Messa fu celebrata dal parroco del nostro paesino don Gino Baldacci, noi giovani cantavamo nel coro che era diretto da don Angelo Buda. Nel pomeriggio ci fu la processione eucaristica accompagnata dalla banda che suonava. Si andò avanti fino a sera con musica, canti e giochi, c’era anche la lotteria con tanti premi e un magnifico rinfresco offerto dai parrocchiani. Fu davvero una bella festa di famiglia e della Madonna del bell'Amore (alla quale è dedicata la Chiesa di San Mamante).

L’incontro con mio marito ed il matrimonio

Abitavamo vicino alla chiesa e andavamo sempre a Messa alle funzioni di Maggio, tutte le sere. Io frequentavo sempre la parrocchia ed ero presidente dell’Azione Cattolica. Una domenica nella strada verso la Chiesa, mi si avvicinò un ragazzo, Paolo Mariani, un vicino di casa, ci siamo guardati e senza dirci nulla siamo andati a Messa insieme. Abbiamo cominciato a frequentarci e ci siamo fidanzati, chiedendo prima il permesso a mio padre. A quei tempi si usava così. Mio padre rimase sorpreso, avevo solo sedici anni, la sua risposta fu: “Se siete d’accordo voi due, a me sta sempre bene purché vi vogliate bene e vi comprendiate”. Nel mese di maggio ci vedevamo tutte le sere e dopo sei anni, il 15 novembre 1964, ci siamo sposati. Fu una gran bella cerimonia, il parroco ci regalò la S. Messa con accompagnamento dei violini. Siamo poi partiti in viaggio di nozze con una macchina molto vecchia, destinazione Roma. Siamo stati da Papa Pacelli nella Sala Nervi insieme a tanti altri sposi novelli, abbiamo ricevuto la Sua benedizione, eravamo tantissimi. È stata una grande emozione! Abbiamo anche assistito alla S. Messa nella chiesa di San Pietro. Al ritorno dal viaggio di nozze ci siamo fermati a Bologna a salutare la signora Lucia Maraldi, figlia dei nobili che possedevano i terreni coltivati dai miei nonni.

La vita in famiglia

Dopo il matrimonio sono andata ad abitare nella casa di mio marito Paolo, sempre a San Mamante, nella grande famiglia Mariani insieme ai suoi genitori, gli zii ed i cugini. S. Mamante è un piccolo paese, pieno di ricordi per me. Gli antenati di mio marito vivevano in questa zona da diverse generazioni: dal trisnonno Pietro, al biso Paolo e infine Giovanni, il nonno paterno di mio marito. Negli anni ‘60 fu fatto un censimento dei terreni e risultò che il ceppo della famiglia Mariani aveva abitato e coltivato quelle terre da più di quattrocento anni. Proprio per questo il Ministro dell’Agricoltura aveva conferito al nonno Giovanni una medaglia d’oro. I Mariani erano anche una famiglia longeva: le sorelle del trisnonno Pietro erano morte una a 102 anni e l’altra a 104, entrambe nubili perché “non c’era più posto in casa”. Quando io e mio marito andammo ad abitare con loro in casa vivevano i tre fratelli Lazzaro, Egisto e Giulio con le loro mogli e figli per un totale quindici persone. L’amore per la famiglia regnava sovrano. Si faceva il pane in casa ed anche la tela per le lenzuola. La tela si tesseva d’inverno e nelle stalle si filava con il con il fuso e la stoppa. In primavera si lavoravano i campi. Si lavorava costantemente, le vacanze non esistevano.

famiglia irma broccoli2

I miei figli e nipoti

Nel mese di gennaio 1965 arrivò la sorpresa: ero rimasta incinta della prima figlia Patrizia che è nata ad ottobre. Era una bellissima bambina e in cinque anni sono arrivati altri due figli, Sabrina e Giovanni, uno più bello dell’altro. Li amavamo tanto. Siamo stati nella grande famiglia Mariani per nove anni, poi ci siamo divisi. Ci siamo trasferiti in una vecchia casa con le mura in pietra, a San Carlo, in un paese vicino, a pochi chilometri di distanza da San Mamante. In casa ora eravamo in sette: ho vissuto con i genitori di mio marito per 27 anni. Nel frattempo avevo trovato lavoro come cuoca in una scuola materna e l’ho fatto per 24 anni. Amavo il mio lavoro ed i bambini mi cercavano come una nonna e mi volevano tanto bene. Avevo molto da fare ma con l’aiuto del buon Dio ce l’ho sempre fatta. Ho sempre pregato molto la Madonna, Gesù e Giuseppe, mi hanno dato una grande forza per andare avanti e per superare i momenti difficili. Eravamo e siamo persone semplici sostenute dalla fede, con un cuore grande e generoso verso il prossimo.

Con tanti sacrifici e soddisfazioni, i nostri figli sono cresciuti e si sono fatti grandi. Prima l’asilo poi a scuola, con bravura e tenacia sono arrivati all’Università. Sono andati a vivere da soli, lontani da casa, all’inizio avevano paura a stare soli. Ho sempre pregato il Buon Dio perché non prendessero brutte strade e Lui ha sempre accolto le mie preghiere. I nostri figli non ci hanno dato grandi preoccupazioni, sono sempre stati bravissimi! Durante l’estate facevano la stagione al mare per poter sostenere una parte delle spese degli studi. Si sono laureati tutti e tre: Patrizia in Biologia ed ora è una insegnante, Sabrina è diventata medico e poi pediatra, Giovanni fa il commercialista. Tanti sacrifici ma ne è valsa la pena!!! Uno alla volta hanno formato le proprie famiglie e sono arrivati i nostri cinque nipoti: Matteo 32 anni laureato in economia, Claudia 24 anni il prossimo anno si laurea in Medicina, Chiara ed Emma (17 e 15 anni) frequentano rispettivamente il liceo pedagogico ed il liceo scientifico e Maria, la più piccola, la prima media. Diventare nonni è stata ed è una grande benedizione.

E siamo arrivati al 2021

Abbiamo trascorso insieme momenti tanto belli, ma anche periodi molto duri… Venti anni fa, la malattia di mio marito Paolo, un tumore all’intestino e poi al fegato. Ci sono voluti parecchi interventi e anni di cure, ma ce l’ha fatta! Sono sicura che la Madonna ci è sempre stata vicina e ci ha aiutati. La scorsa estate pur essendo vaccinati ci siamo ammalati di CoVid. È stato molto brutto, da soli con i figli che ci salutavano dalla finestra. Per fortuna non siamo stati malissimo e ci siamo potuti curare a casa nostra. Abbiamo superato anche questa brutta esperienza. Ora Paolo ha 85 anni, tutte le sere recitiamo insieme il rosario, andiamo alla S. Messa tutte le domeniche e ringraziamo il Signore per ogni giorno che ci regala. Mio marito coltiva ancora l’orto ed è un apicoltore, fa un ottimo miele che distribuiamo a figli e nipoti. Io faccio le faccende in casa e quando posso do una mano ai figli, preparo per loro qualcosa da mangiare o tengo le nipoti più piccole quando i genitori sono fuori per lavoro. Ora durante questo periodo storico molto difficile, con la pandemia in atto, voglio sempre tenermi vicina Gesù e Maria, che siano sempre in mezzo a noi e che ci portino la sicurezza necessaria per affrontare la paura. Giorno dopo giorno ci donino la speranza che presto tutto passerà e torneremo a stare insieme e ad abbracciarci. La paura che abbiamo adesso si può superare con la forza dell’anima. E così sono arrivata alla fine della mia storia. Ora io e mio marito siamo sereni e voglio dedicare a lui questi miei pensieri, a lui che mi ha sempre sostenuta e ... sopportata. La vita è come una montagna molto alta, con fatica si sale ... ma arrivati in cima. Con soddisfazione, si ammira un bel panorama.

Irma Broccoli - San Carlo di Cesena

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