Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 13 giugno - 11ª domenica Tempo Ordinario - Anno B

Il progetto di Dio è più grande del nostro

Ez 17,22-24; Salmo 91; 2Cor 5,6-10; Mc 4,26-34

Il seme-regno è già stato gettato da parte di Cristo Gesù: un lavoro veramente perfetto e darà molto frutto al di là della nostra immaginazione.

“Dorma o vegli… il seme germoglia e cresce”. La principale attenzione della parabola si concentra sulla crescita e sui semi che sono stati piantati e che produrranno molto frutto… anche senza intervento umano. In modo analogo, dobbiamo aspettare con certezza la venuta del Regno di Dio. Sarà solamente Dio a realizzare il regno.

Attendere pazientemente non significa essere passivi, ma comprendere che il progetto di Dio è molto più grande del nostro. Certi giudizi sulla Chiesa – “la Chiesa è come una barca che fa acqua da tutte le parti”, o “la Chiesa brucia” - non ci aiutano ad andare avanti. Gesù non solo vuole ricordarci il poco o niente che siamo, ma soprattutto infondere nelle nostre comunità un sano ottimismo, un abbandono maggiore alla sua guida seminatrice di pace.

Certamente Marco, l’unico che ne parla, avrà colto nelle sue comunità una vena di tristezza per tanti successi sognati e mai arrivati. “Come egli stesso non lo sa”: non afferma l’ignoranza del seminatore, ma ci insegna la giusta attitudine di fronte al Regno di Dio: un grande stupore.

La parabola del grano di senape appare in tutti e tre i Sinottici. La parabola oppone il più piccolo dei semi al più grande degli arbusti, che ha grossi rami e dove gli uccelli nidificano. La similitudine non descrive un processo di sviluppo graduale, ma un contrasto tra inizi esigui e risultati molto vistosi. Il seme di senape misura 1,9 mm di diametro e la pianta può superare anche i 4 m. L’arrivo degli uccelli a nidificare è considerato figura escatologica dell’incorporazione dei gentili nel popolo di Dio.

La parola di Cristo “come chicco di senapa, germina nel cuore del mondo, divenendo albero che riempie la terra. Colui che visse in un angolo della Palestina, e nessuno forse lo conobbe, ora, ha riempito di sé tutto l’universo. Tutta la creazione è lui, tutta la storia non è più che la sua morte” (D. Barsotti). La lettura di questo testo ribadisce la certezza della venuta del Regno al di là dei piccoli segni.

Il Regno arriverà con una pienezza che travalica tutte le promesse e tutte le attese. Non possiamo forzare il corso della storia, ma dire di sì al Signore si può e si deve. “Padre nostro… venga il tuo regno”, e Lutero commenta: “Il regno di Dio viene certo da sé, dal cielo, anche senza la nostra preghiera, ma in questa preghiera chiediamo che esso venga anche a noi”.

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