Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 21 aprile - Pasqua di Risurrezione - anno C

Di corsa, la mattina di Pasqua: dal vedere al credere

At 10,34.37-43; Salmo 117; Col 3,1-4; Gv 20,1-9

La narrazione evangelica del mattino di Pasqua presenta tre persone che, in modo diverso, cercano il Signore: Maria di Magdala, Simon Pietro e il discepolo, “quello che Gesù amava”. Tutti corrono. Come se l’evento imprimesse velocità.

Maria di Magdala quando vede la pietra ormai tolta (e quale pietra!): corre. Simon Pietro e l’altro… corrono. Forse perché più giovane, forse perché più atletico o perché la spinta interiore era più forte, l’altro corre più veloce. Giunge per primo. Si china perché l’apertura del sepolcro è bassa, guarda e vede i teli. Egli però non c’è, meglio: il cadavere non c’è. Non entra. Blocca la sua corsa frenetica e attende.

Pietro arriva ma entra subito, ancora affannato per la corsa. Scruta il piccolo antro e i pochi oggetti: i teli e il sudario. Finalmente anche l’altro, pur giunto per primo (quindi non è un altro ma lo stesso, che aveva corso più velocemente), aveva atteso: ora entra pure lui. Anch’egli scruta e guarda. Lo sguardo posato all’interno dell’antro e il vuoto lasciato muovono all’atto di fede. Dal vedere al credere. Solo di lui è specificato che credette, mentre di Pietro nulla è riferito.

Il verbo però poco dopo sarà coniugato al plurale: non avevano… Che cosa passa nei loro spiriti? Rivivono le esperienze della convivenza e della condivisione con Gesù? Riaffiorano le sue parole e i suoi gesti? Non è detto che si slancino in una corsa trafelata a denunciare la scomparsa del cadavere. Non cercano i soldati. Non cercano i capi. Guardano fuori di loro e vedono dentro di loro. La fede zampilla. Insieme tutti e due perché è scritto “non avevano ancora compreso la Scrittura”, si erano immobilizzati, fossilizzati in un ascolto superficiale non ancora inciso dentro, nel profondo. Non aveva intaccato lo sguardo e non lo aveva condotto a purificarsi, a comprendere la novità che ormai aveva fatto irruzione nella storia.

Chissà quante volte nel corso delle preghiere e delle celebrazioni delle feste ebraiche erano, entrambi, incappati nella frase che ora domina e conclude la pericope “egli doveva risorgere dai morti”. Tutto era scivolato via, senza lasciare traccia. Neppure le parole e l’insegnamento di Gesù ci era riuscito: i due che pur correvano, erano lenti nella fede. Gli anni trascorsi con Lui, il suo tornare e ritornare sull’annuncio, dovevano passare per la grande prova e solo Egli, l’Assente, avrebbe parlato ai loro cuori, a quel luogo decisionale della volontà che, una volta illuminato, sapeva guardare con un occhio nuovo.

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