Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 26 luglio - 17ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Il tesoro nascosto nel campo. Uno va e lo compra

1Re 3,5.7-12; Salmo 118; Rm 8,28-30; Mt 13,44-53

Da alcune domeniche il Vangelo di Matteo ci presenta il Regno con le sue parabole ben note perché ci conducono al senso fondamentale del nostro essere cristiani. Dobbiamo, nella vita concreta, far emergere e vivere il messaggio in esse contenuto: un modo per testimoniare la bellezza e i valori unici contenuti nello splendore del Regno di Dio.

Le prime due parabole si equivalgono: il Regno di Dio è simile al tesoro nascosto nel campo e alla perla preziosa. Una persona che è in cerca di valori profondi e veri che diano stabilità e gioia alla sua vita non è persona superficiale o distratta, ma attenta e con aspirazioni grandi che non si fermano al prurito dei piaceri sensibili e passeggeri che, una volta assecondati, non danno gioia vera e per questo vengono ricercati a ripetizione e consumano chi ne resta schiavo. Il Regno di Dio è Gesù stesso (Origene): chi lo scopre e lo incontra se ne innamora talmente da lasciar perdere tutto il resto. Chi si lascia conquistare da Cristo sa meglio valutare le cose di questo mondo usandole in maniera semplice e serena, senza mai perdere di vista il bene supremo: Cristo Signore.

La parabola della rete che raccoglie ogni genere di pesci è simile a quella del buon grano e della zizzania, ascoltata e meditata domenica scorsa. Nella storia e nella vita della Chiesa che cammina dentro la complessità della vita umana è inevitabile la presenza, insieme, del bene e del male fino alla soluzione definitiva. La Parabola descrive il percorso della Chiesa chiamata a “calare la rete in mare”, cioè a proclamare la Parola di Dio. Alla fine avverrà la cernita, la separazione netta tra i buoni, coloro che hanno creduto in Gesù amandolo e i cattivi, che pur conoscendo la verità l’hanno sempre respinta con la pretesa di mettersi al posto di Dio. È chiaro che la conseguenza

finale delle nostre scelte è il premio o il castigo. Questa situazione definitiva, di vita eterna o di perdizione, non dipende solo dal giudizio finale di Dio, ma soprattutto dall’uso buono o cattivo della nostra libertà.

La seconda Lettura (Rm 8) è un approfondimento delle parabole del Regno. Dice san Paolo: “Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, chiamati secondo il suo disegno”. Noi cristiani vogliamo lasciarci amare da Dio e allora tutto serve al nostro vero bene. Anche le contrarietà e le prove. Sant’Ireneo: è immagine della Immagine (in greco “icona”). Noi cristiani non siamo delle semplici foto di Cristo, ma una sua particolare presenza davanti agli altri. Noi siamo legati a Dio da una stupenda catena di cinque anelli d’oro: prescelti, predestinati, chiamati, giustificati, glorificati. Da sempre noi siamo avvolti e penetrati dall’amore di Dio. Diceva san Tommaso d’Aquino: «Dio ama ciascuno di noi come se ognuno di noi fosse unico nell’universo». Questi infiniti doni gratuiti di Dio c’invitano allo stupore, al ringraziamento e a una risposta fedele e gioiosa per entrare sicuri nella verità della salvezza.

La prima Lettera rappresenta un esempio stupendo di come dobbiamo metterci di fronte a Dio con la mente e con il cuore. Salomone, figlio di Davide e suo successore come re d’Israele, è giovane e inesperto. Chiede a Dio un solo dono: la saggezza, un cuore docile per saper governare secondo il volere di Dio. Così dice Salomone: “Che io sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male”. Sappiamo noi chiedere a Dio quella saggezza che ci renda capaci di farci uscire dalla mediocrità che spesso ci contraddistingue?

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Domenica 26 luglio - 17ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A
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