Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 29 novembre - Prima domenica di Avvento - Anno B

La nostra vita, un Avvento continuo

Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Salmo 79; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

Iniziando un nuovo Anno Liturgico siamo chiamati a vivere intensamente il Tempo dell’Avvento. Oggi l’Avvento ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla Solennità del Natale, in cui si celebra la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, ed è il periodo in cui lo Spirito Santo ci guida all’attesa della seconda e finale venuta di Cristo.

La venuta di Cristo, la persona più importante e indispensabile, deve suscitare in noi un desiderio grande di attesa e di preparazione all’incontro con Lui. Questi orientamenti vengono resi vivi dalla speranza, la virtù tipica dell’Avvento. Per questo Gesù, nel brano di Vangelo di oggi, ci dice per tre volte: “Vegliate!”.

Non sapere o non volere accogliere e vivere questo pressante invito del Signore ci porta a non vivere più nella prospettiva del Cielo dove la nostra vita sarà pienamente realizzata e quindi felice. Ma ci si lascia andare cadendo nelle vane prospettive di questo mondo. Diventiamo persone addormentate, che non vivono più nell’attesa di qualcosa di grande, di bello e di vitale importanza e così entriamo in una pericolosa morte spirituale.

Gesù c’invita a scuoterci dalla pigrizia e dall’inerzia e a vivere costantemente nella vigilanza e nell’impegno della nostra chiamata alla vita cristiana: una vita piena di fede e di opere di amore verso il Signore e verso il mondo in cui siamo immersi.

Fra il mistero del Natale e la venuta finale di Cristo, l’Avvento ci indica che c’è una venuta intermedia di Cristo, nell’arco di tempo della nostra vita, che non dobbiamo perdere o trascurare, ma viverla bene con i doni di grazia sempre a nostra disposizione: i Sacramenti, la Parola di Dio, la preghiera e le opere dell’amore.

La nostra vita: un Avvento continuo. In questo modo saremo sempre pronti all’incontro definitivotivo con il Signore: il perché e scopo unico e vero della nostra vita. Su questo impegno spirituale San Paolo ( seconda Lettura) ci offre indicazioni chiare: Dio Padre ci dona in Gesù ogni grazia e ogni bene, il perdono delle colpe, la sovrabbondanza dei carismi e la vita eterna. E poi il “Shalom”: il dono della pace, Cristo Risorto.

Tutti questi doni ci preparano alla manifestazione del Signore Gesù e sin d’ora ci mettono in comunione con Dio e tra di noi. In particolare ci rafforzano, ci rendono puri e irreprensibili per il grande Giorno del Signore.

Infine (prima Lettura) Isaia, il profeta dell’Avvento ci offre una preghiera di profondi sentimenti, di espressioni così forti che descrivono la nostra situazione di fronte a Dio e come dobbiamo abbandonarci in Lui. Bastano solo alcune espressioni: “Abbiamo peccato… siamo divenuti come panno immondo… avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Ma, Signore, tu sei nostro padre… nostro redentore. Perché ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore? ... Ritorna per amore dei tuoi servi… Se tu squarciassi i cieli e scendessi! (È un ritornello comune a tutto l’Avvento). Ma tu, Signore, tu sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma…”.

Siano queste parole la preghiera base dell’Avvento: Dio ci viene incontro e noi andiamo verso Lui con la coscienza dei nostri limiti e la certezza del suo Amore senza confini.

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