Psicologia della vita quotidiana

stampa

La rubrica, tenuta da Mirella Montemurro (psicoterapeuta/psicoanalista Spi), si propone di osservare il mondo attraverso una “lente” psicoanalitica.

Ogni ultima settimana del mese, la rubrica parla di temi della vita quotidiana: relazioni, educazione dei figli, fatti di cronaca locale e nazionale, funzionamento psichico, disagi psicologici e loro cura.

Spesso il partner maltrattante intrude nelle amicizie e nelle attività della donna, esercita un controllo e/o si appropria del suo denaro. La minaccia, la intimidisce, vuole provocarne l’isolamento.

Nello sviluppo psico-affettivo delle bambine, la relazione con il padre ricopre un ruolo fondamentale. Durante l’infanzia la figlia desidera segretamente essere l’unico oggetto d’amore paterno avendo la meglio sulla madre. Questo vissuto è ben rappresentato dalla costellazione classica del complesso di Edipo.

Circa un italiano su cinque è affetto da disturbi psicologici e in particolare da depressione. Diversamente da altri Paesi, in Italia si tende a usare prevalentemente un trattamento psicofarmacologico senza associarlo a una psicoterapia.

Di fronte allo sconosciuto la comunità tende a negare la sua soggettività. Lo straniero è vissuto come l’intruso. Tuttavia può suscitare inquietudine non solo ciò che è ignoto ma anche ciò che ci appare “insolitamente” familiare.

Di solito il genitore (specie il padre) tende a dare al figlio una immagine granitica di sé. Spesso si teme di mostrare ai figli le proprie debolezze e fatti dolorosi della propria vita. Al contrario i figli hanno bisogno di conoscere il genitore autenticamente e profondamente.

Nel sogno sperimentiamo l'alterità e la pluralità dentro di noi. Impersoniamo ruoli, situazioni desiderate o temute, storie e vite possibili. Il sogno “mette in scena” la realtà psichica del sognatore.

Tutti i genitori hanno un’immagine di un figlio. Questa immagine è frutto della propria storia, del proprio mondo interno.

Dopo questa dolorosa e assurda tragedia ci si può ritrovare come quei topolini privi di speranze. Sconfortati, addolorati, rassegnati. È forte, violenta l’immagine del crollo. Può intaccare la nostra visione del mondo e di noi stessi, comportando una pessimistica e rassegnata idea del futuro.

L'adolescente di oggi è un narciso, spavaldo e fragile. Non prova senso di colpa poiché vive all’interno di una cornice educativa priva di limiti.

Ci sono paure dove il pericolo non è visibile né definibile. Gli psicologi indicano queste situazioni come stati fobici: agorafobia (paura dei luoghi aperti), claustrofobia (paura di restar rinchiusi) e altre fobie come quella di animali non pericolosi.