Si contano oltre un milione di Hikikomori in Giappone, ma il fenomeno si sta rapidamente diffondendo anche in Italia colpendo principalmente giovani tra i 14 e i 30 anni di sesso maschile, con una percentuale di ragazze che sfiora il 30 per cento.
La rubrica, tenuta da Mirella Montemurro (psicoterapeuta/psicoanalista), si propone di osservare il mondo attraverso una “lente” psicoanalitica.
Ogni ultima settimana del mese, la rubrica parla di temi della vita quotidiana: relazioni, educazione dei figli, fatti di cronaca locale e nazionale, funzionamento psichico, disagi psicologici e loro cura.
Nei film il mezzo espressivo prevalente è il registro iconico, lo stesso dei sogni. Nelle immagini che il regista ci propone possiamo trovare l'esatta rappresentazione affettiva di qualcosa di nostro. Le storie raccontate nei film ci permettono ogni volta di superare un limite.
Alcuni psicoanalisti si chiedono se nella scelta del partner esista effettivamente la possibilità di amare l'altro per le sue reali qualità, o se prevalga invece una scelta di amore di tipo più prettamente narcisistico.
Sui traguardi che ognuno di noi si prefigge di raggiungere nel corso della vita.
Una caratteristica comune a tutta la popolazione narcisistica è la difficoltà nelle relazioni umane, l'incapacità di amare. Il narcisista è incapace di provare sia rimorso che gratitudine. Non prova senso di colpa ma vergogna.
La malattia rompe un equilibrio, porta nei territori dell'incertezza e del contatto con la morte. La malattia è un limite arduo da accettare, soprattutto se fino a quel momento si è vissuta una vita di salute, energia, entusiasmo.
Spesso il partner maltrattante intrude nelle amicizie e nelle attività della donna, esercita un controllo e/o si appropria del suo denaro. La minaccia, la intimidisce, vuole provocarne l’isolamento.
Nello sviluppo psico-affettivo delle bambine, la relazione con il padre ricopre un ruolo fondamentale. Durante l’infanzia la figlia desidera segretamente essere l’unico oggetto d’amore paterno avendo la meglio sulla madre. Questo vissuto è ben rappresentato dalla costellazione classica del complesso di Edipo.
Circa un italiano su cinque è affetto da disturbi psicologici e in particolare da depressione. Diversamente da altri Paesi, in Italia si tende a usare prevalentemente un trattamento psicofarmacologico senza associarlo a una psicoterapia.
Di fronte allo sconosciuto la comunità tende a negare la sua soggettività. Lo straniero è vissuto come l’intruso. Tuttavia può suscitare inquietudine non solo ciò che è ignoto ma anche ciò che ci appare “insolitamente” familiare.
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