Editoriale

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L'editoriale della settimana

Siamo nel clou dell’estate. Per noi del Corriere Cesenate ancora due numeri dell’edizione cartacea, questo e quello della prossima settimana, poi una meritata sosta fino a giovedì 23 agosto, quando torneremo in edicola e nelle case degli abbonati.

Non si fermerà mai, invece, la nostra presenza online sul sito www.corrierecesenate.it e sui social.

Era il 4 marzo, appena quattro mesi fa. Anche se gli orientamenti elettorali ci hanno ormai abituato a una volatilità impensabile nelle prime due fasi della Repubblica, neanche il sondaggista più spericolato avrebbe potuto prevedere un cambiamento così rapido e rilevante nei rapporti di forza tra le due formazioni premiate dalle urne.

Per comprendere occorre mettersi dall’altra parte. Non si può giudicare rimanendo a ballare in acqua mentre sullo sfondo una nave è carica di migranti che nessuno vuole. L’immagine che gira sul web da lunedì scorso ci inchioda alle nostre responsabilità.

Non mi nascondo quanto sia complesso il fenomeno migratorio: risposte prefabbricate e soluzioni semplicistiche hanno l’effetto di renderlo, inutilmente, ancora più incandescente. Crediamo nel diritto di ogni persona a non dover essere costretta ad abbandonare la propria terra e in tale prospettiva come Chiesa lavoriamo in spirito di giustizia, solidarietà e condivisione.

Il capo del Viminale ha detto un secco no all’accoglienza e poi ha aggiunto che “garbatamente, la linea dura con l’Europa paga”. Ma paga sulla pelle di chi? E a costo di che cosa? Di chi stiamo parlando? Delle Ong che sarebbero scambiate per organizzazioni capaci solo di speculare sulla vita dei disperati? Oppure si sta ragionando di persone in carne e ossa, donne incinte, bambini, uomini e ragazzi scappati da chissà cosa e in cerca di un orizzonte di speranza aggrappato a un viaggio dai contorni sempre più drammatici.

Il vertice G7 di questi giorni in Canada non è che il primo degli appuntamenti internazionali che da qui in avanti vedranno impegnato il nuovo governo e in particolare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Dopo l’ennesimo braccio di ferro, quando tutto crolla, si grida allo scandalo e al tradimento del voto emerso dalle urne del 4 marzo scorso. È l’ennesima mistificazione della realtà. Ma di quale maggioranza stiamo parlando?

Perché un uomo all’apparenza del tutto normale e sano di mente in pochi attimi riesce a travolgere se stesso e quelli che ha vicino in un delirio di onnipotenza (Sono io il padrone della mia vita è il pensiero inconfessato) più forte del desiderio struggente di rimanere attaccato a questo mondo?

La fase politica che sta attraversando il Paese, in cui attese, speranze e preoccupazioni si intrecciano senza che sia possibile districarle, ha messo in luce in modo chiaro come non mai il ruolo fondamentale svolto dal Presidente della Repubblica.

Perché eleggere dei rappresentanti se poi non si mettono di buona lena per smussare angoli, trovare strade, provare soluzioni, smettere di litigare come se si fosse sempre in campagna elettorale?